Titolo: Ufo Robot Goldrake (opening)
Sigla della serie: Ufo Robot Goldrake (Ufo Robot Grendizer, 1975)
Parole: Luigi Albertelli
Musica: Vince Tempera e Ares Tavolazzi
Cantata da: Michel Tadini, Ares Tavolazzi, Massimo Luca, Fabio Concato (sotto lo pseudonimo complessivo di "Actarus")
Produzione: Rai
Anno: 1978
Subito dopo Heidi, sarà l’incredibile e inimmaginabile successo tutto italiano del Goldrake di Go Nagai[1] a fare da traino nel nostro Paese, anche sul fronte discografico, a tutto ciò che di giapponese sarebbe venuto dopo.
A scrivere la partitura musicale e l’arrangiamento delle due sigle troviamo uno dei più celebri musicisti in forza alla Rai di allora, Vince Tempera, autore di innumerevoli brani per programmi televisivi, ma anche per il cinema di genere anni Settanta e Ottanta, e in seguito produttore musicale. Insieme a fidati collaboratori che sarebbero poi diventati richiesti musicisti sulla scena italiana, come il chitarrista Massimo Luca, il bassista Ares Tavolazzi e il batterista Ellade Bandini (mentre fra i coristi si rintraccia un giovane Fabio Concato), Tempera tira fuori un brano accattivante e orecchiabile, ma che tradisce tutto il mestiere del suo autore, ricordando molto per orchestrazione e scelte sonore (archi, trombe) le sigle dei varietà televisivi, pur rilette in chiave marziale e altisonante.
Il vero pomo della discordia dell’opening di Ufo Robot Goldrake (meno, come vedremo, nella sigla di coda) è il testo di Luigi Albertelli, scrittore prolifico che firmerà anche sigle di maggior pregio testuale, come Anna dai capelli rossi. Nel caso di Goldrake, però, quello che ottiene, forse a causa di un background personale assolutamente inadatto, è un concentrato di ignoranza, tanto del soggetto quando della fantascienza e in generale delle tematiche scientifiche. Una vera e propria sequela imbattuta di stupidate.
Al di là di questo, come prima sigla di una serie di robot giganti, pone uno stilema ripreso da quasi tutti i successori: a differenza delle sigle di altri generi, l’intero testo è strutturato come un esaltato canto di lode del robot protagonista della serie, ad opera di un non ben identificato sostenitore. In generale, c’è la tendenza a trattare questi robot, in realtà quasi tutti privi di intelligenza artificiale, meri veicoli corazzati di forma antropomorfa, come fossero esseri viventi. La cosa, se pure a rigore assolutamente sbagliata, si può accettare considerandola uno stratagemma retorico del testo, e mettendolo in relazione con il fatto che questa tendenza esiste anche nelle stesse animazioni, dove i robot, pur non essendo senzienti, proiettano su di sé emozioni e sensazioni del pilota, in modo assolutamente non-scientifico né motivabile.
1
Ufo Robot, Ufo Robot!
Ufo Robot, Ufo Robot!
L’incipit del brano scandisce la sola apposizione del robot protagonista, che non viene mai nominato direttamente per tutta la canzone, forse perché all’epoca in cui questa veniva composta non ne era ancora stata decisa la versione italiana.
Si può notare a margine come il termine "Ufo Robot" (definizione presente anche nell’originale) non abbia molto senso, e risenta delle facilonerie che negli anni Settanta riempivano la cultura popolare riguardo a tematiche ancora percepite come "nuove": in realtà, infatti, un "Ufo" (Unidentified Flying Object, oggetto volante non identificato) è tale soltanto fino a quando non sia stato, appunto, identificato. Il termine proprio del gergo aeronautico degli avvistamenti viene qui, come altrove, erroneamente usato come sinonimo di "extraterrestre". Un primo indizio del pressapochismo scientifico su cui è costruito il testo (come anche, va detto, gran parte della serie, e della fantascienza giapponese di quegli anni).
2
Si trasforma in un razzo missile
Con circuiti di mille valvole
Tra le stelle sprinta e va
Da qui in avanti, ogni verso contiene stupidate di qualche tipo.
"Si trasforma in un razzo missile": al di là del fatto che Goldrake non "si trasforma" affatto[2], l’espressione "razzo missile", costruita mettendo insieme due parole neanche tanto esotiche nel tentativo di rafforzare un unico concetto (la capacità di Goldrake di sfrecciare nello spazio), è una delle più ridicole di tutta la storia delle serie animate. Il verso, come molti altri del testo, non risulta avere alcun significato.
Inoltre, il riferimento ai "circuiti di mille valvole", oltre a citare tecnologie già largamente obsolete, lo fa senza criterio: mille valvole sono una miseria, con così pochi elementi non si costruisce nemmeno una calcolatrice tascabile!
Questo, come si notava, richiama la diffusa ignoranza scientifica popolare di un’epoca, gli anni Settanta, in cui l’elettronica si stava affermando ed era di moda, ma rimaneva un argomento ancora elitario e misterioso, e la televisione non forniva molto approfondimento in merito.
Si noti anche il brutto neologismo "sprinta", e l’uso banalissimo della chiusura in "va", ripetuto pari pari nella strofa successiva.
3
Mangia libri di cibernetica
Insalate di matematica
E a giocar su Marte va
Goldrake, essendo un robot, "mangia libri di cibernetica" e "insalate di matematica". Questo, che è forse uno dei versi più derisi di tutto il testo, nasconde una triplice chiave: l’umanizzazione del robot (confronta anche, più sotto, "Lui respira nell’aria cosmica"); la scienza usata in modo approssimativo, per sentito dire; infine, cosa più interessante ancora, un tono favolistico che rivela la ricerca di un linguaggio comprensibile ai più piccoli. Si tratta a ben guardare di una metafora un po’ goffa, che non intende proporre un concetto reale (è come dire "io sono cresciuto a pane e cinema"), benché il suo esito estetico sia certamente risibile, nel surrealismo comico evocato dall’immagine di un robot che, in quanto ritrovato scientifico, mangia libri di scienza. È un curioso surrealismo infantile, derivato dal racconto fiabesco: cercavano di trasformare un eroe grossomodo tecnologico (si parla di robot, fantascienza, viaggi interstellari, eccetera) in qualcosa che fosse più vicino alla tradizione della fiaba per bambini, in cui la logica delle cose è sospesa.
Il terzo verso ne è la conferma: "a giocar su Marte va" sembra riferirsi al tenero personaggio di un piccolo alieno bambino, qualcosa che potesse stare in linea con l’età presunta degli spettatori, e non con una fredda macchina da guerra che combatte invasori alieni per difendere la libertà della Terra. È anche possibile che Albertelli non avesse una chiara idea del soggetto di cui stava scrivendo.
4
Lui respira nell’aria cosmica
È un miracolo di elettronica
Ma un cuore umano ha
Di nuovo si gioca, in maniera totalmente indebita, con un presupposto dualismo di Goldrake, per metà "miracolo di elettronica" (tema comunque ben poco sviscerato anche da Nagai, che non perde troppo tempo nel descrivere il funzionamento di Goldrake), e per metà essere vivente e respirante. "L’aria cosmica" è naturalmente una stupidata scientifica, o al massimo un’altra metafora goffa. Il "cuore umano" dovrebbe alludere al pilota, anche se la natura vivente del robot è già stata definita in modo inequivocabile.
5
Ma chi è?
Ma chi è?
Ufo Robot, Ufo Robot!
L’interrogativo che funge da fraseggio centrale (non c’è un vero ritornello) lascia piuttosto perplessi: come sarebbe chi è, ne stai tessendo le lodi da mezz’ora, è il difensore della Terra, lo sanno tutti chi è! (Anche se si potrebbe sospettare un gustoso in-joke, se veramente la produzione italiana non avesse ancora deciso il nome del personaggio nel momento in cui la canzone fu incisa).
Inoltre, è misera e stridente l’apertura del verso con l’avversativa "ma", esattamente come nel verso immediatamente precedente ("Ma un cuore umano ha").
6
Raggi laser che sembran fulmini
È protetto da scudi termici
Sentinella lui ci fa
Altra stupidata scientifica: cos’ha a che fare un raggio laser con un fulmine? E quale dovrebbe essere la gerarchia fra loro?
Stranamente sensato è invece il verso "È protetto da scudi termici": non credo venga mai detto nella serie, a Nagai non importando molto dell’aspetto tecnico, però è sensato. Anche se è un fatto assolutamente marginale, per nulla mirabolante: anche un forno a microonde è protetto da scudi termici!
"Sentinella lui ci fa" è una forzatura per motivi metrici (in luogo di "Da sentinella lui ci fa"), parzialmente accettabile come licenza poetica.
7
Quando schiaccia un pulsante magico
Lui diventa un ipergalattico
Lotta per l’umanità
Se la chiusura stabilisce in modo netto quale sia il ruolo di Goldrake (contraddicendo di fatto il tema infantile dei primi versi: Goldrake è dunque al tempo stesso sia una sentinella che lotta per l’umanità, sia una specie di bambino robot che va a giocare su Marte), i due versi precedenti sono quanto di più enigmatico ha da proporre l’intero brano: a cosa si riferisce il pulsante premuto che azionerebbe la favolosa trasmutazione[3]? E perché il pulsante è definito "magico", dopo tutta la tiritera scientifica? E cosa dovrebbe essere un "ipergalattico"? Altre parole pseudo-scientifiche in libertà (il clima di scienza-magia, non fosse così ingenuo, rasenterebbe l’oscurantismo).
[Ripete da 1 a 2]
[Ripete da 4 a 7]
[Ripete 2]
[Ripete 1]
In definitiva, un brano tra i più conosciuti e amati, ma che a una più attenta analisi non è un pezzo musicalmente imperdibile, ed è soprattutto minato in maniera irreparabile da un crescendo di stupidate, che allontanano il vero registro narrativo della serie, e cercano una dimensione fiabesca infantile che smarrisce però ogni possibile fascino a confronto con la realtà di un soggetto con cui non ha nulla a che fare. Se Goldrake potrebbe comunque leggersi come una fiaba tecnologica del XX secolo, il modo in cui Albertelli si approccia alla materia è concettualmente e poeticamente fallimentare. Forse, semplicemente, non era la persona giusta per questo tipo di sigla.
[1] Nella realtà, Goldrake (Grendizer) non è che una delle tante serie robotiche partorite dal creatore di Mazinga, molto meno ricordata in Giappone rispetto ad altre. Goldrake fa comunque parte dell’universo robotico principale di Nagai (a differenza di serie minori non in continuity come Jeeg, Gaiking o Groizer X), ma risulta "barocca", manieristica, priva della potenza originale dei Mazinga e di Getter Robot.
[2] A meno di non voler considerare alla stregua di una trasformazione le due modalità "disco volante" e "robot antropomorfo". Da questo punto di vista, il "pulsante magico" potrebbe essere il comando che avvia la trasformazione (e che in realtà, però, è una leva sul soffitto dell’abitacolo). Da ciò si potrebbe dedurre che le due modalità di Goldrake sono "razzo missile" e "ipergalattico".
[3] Vedi nota 2.
Tempo fa girava nella blogosfera una catena in cui si elencavano le proprie abitudini assurde. A me non è arrivata (tutti mi odiano, ma in questi casi è meglio così), ma ne ho una la cui origine non riesco a ricordare e il cui senso mi sfugge.
Finché ho vissuto coi miei, l’estate e l’inverno erano nettamente separate dal tipo di coperte che stavano sul mio lettino. In inverno mi infilavo sotto la trapunta, in estate mi coprivo con lenzuola ed eventualmente con un plaid; il cambio tra le due modalità simboleggiava in qualche modo il passaggio di stagione. Ebbene, due volte all’anno, in occasione di questo evento, il giovane Luca cantava l’inno nazionale prima di andare a letto. Si trattava di un’abitudine talmente stupida e assurda da essere completamente inspiegabile e da andarne fiero: infatti non ho smesso fino ad un’età di oltre vent’anni. Immaginatevi un imbecille in pigiama che massacra "Fratelli d’Italia" peggio di un calciatore. Ecco, ora potete smettere di ridere.