Non tutti i Cicciobelli sono fatti con bambini veri. Solo quelli etnici. Ed è un problema di riduzione di costi.

Mi viene in mente che ho appena letto che le associazioni animaliste hanno monitorato la presenza del corvo sul set di “Le ali della libertà” (se ricordate, il vecchio bibliotecario trova un corvo con un’ala rotta e ne fa il suo animale da compagnia). Solo che in una scena si vede che gli viene dato in pasto un verme vivo: “Non si può!”, hanno sentenziato gli animalisti. “Sarebbe troppo crudele per il verme!”. Quindi hanno dovuto cercare un verme *morto per cause naturali*.
E’ anche per cose come queste che l’umanità si estinguerà presto.

Circa il volpino terrore: credo fosse nostro preciso timore che l’animale, una volta calata la notte, cessasse la sua ingannevole immobilità e raggiungesse le nostre fanciullesche terga addormentate.
Del resto, considera che della procedura noi si ignorava praticamente tutto, e il risultato – l’apparenza della vita nell’immobilità della morte – è di per sé piuttosto angosciante, ecco.

Joril: il tuo avatar è in una botte di ferro.

Oneiros: curioso, non pensavo che gli animali imbalsamati facessero paura. Cioè, quello che inquieta della tassidermia è la procedura sottostante, non il risultato.
E comunque…perché crumiro? Gli altri bambini scioperavano contro la volpe?

Mela: tua mamma sì che è alla moda!

Parigina: per una classifica in cui entri ce n’è un’altra in cui esci (la logorrea), ciò potrebbe mitigare il tuo disappunto …

Nell’atrio della casa dei miei nonni, quando ero bambino, c’era una volpe imbalsamata. Aveva lo sguardo vitreo, digrignava i denti. Io e i miei cugini ne eravamo terrorizzati: per sottrarla alla vista, nostra nonna la nascose sul soppalco della vecchia cucina, dove non andava mai nessuno. Da quel momento, la sua non-presenza la rese ancora più temibile; si organizzavano scherzi crudeli contro mio fratello e una delle cugine più piccole, attirati con un pretesto in quella stanza e poi lasciati al buio, chiusi a chiave, con la volpe sul soppalco.

L’ho rivista due anni fa. Era spelacchiata e un po’ stinta. Mi ha fatto molta tenerezza.

Anche Tideland è per certi versi uno dei film più estremi degli ultimi tempi. Si ricordava con Luca il giudizio beota di quel giornalista che definiva immorale “Il senso della vita” per aver costretto un gruppo di bambini a ballare e cantare sulle note di “Every Sperm Is Sacred”. Quel giornalista sarà svenuto in sala guardando ciò che è stata costretta a fare l’undicenne canadese Jodelle Ferland (ritroviamoci qui fra dieci anni: se nel frattempo non è finita in manicomio, potrebbe essere diventata ciò che Scarlett Johannson è oggi).