Sbomballorso: orsetto di peluche divenuto celebre sul finire degli anni ’90 grazie alla martellante campagna pubblicitaria in cui si mostrava il pupazzo intento a compiere le gesta più strabilianti, dal ballare a ritmo di rumba al saltare gli ostacoli, dal rassettare la cameretta dei bambini all’inseguire il gatto di casa, sino al gran finale in cui il simpatico animaletto sfrecciava volando fuori dal balcone, petando nuvolette che andavano a formare la scritta “Ti voglio bene”. Nella realtà, però, Sbomballorso era solamente in grado di muovere in su e in giù il braccio destro, cosicché il suo inventore, l’ing. Reginaldo Piccolomini, fu incriminato per pubblicità ingannevole e fu emesso un mandato di cattura nei suoi confronti. Tuttavia, le forze dell’ordine che piombarono a casa sua trovarono l’ingegnere defunto da diversi giorni, steso da un micidiale uppercut affibbiatogli dallo Sbomballorso che portava sempre con sé. Il commissario Boffalora, responsabile dell’inchiesta, sconvolto dall’episodio dichiarò in conferenza stampa: “Quegli orsetti vanno fermati, prima che sia troppo tardi”. Subito dopo, si suicidò buttandosi giù dalla finestra.
Specola Micidiale: strategia di guerra escogitata dal Marchese Ugone di Caparozzi nel 1126 e utilizzata durante l’assedio di Castelgallina dello stesso anno. Il principio alla base della Specola Micidiale è di creare una copia del castello che si sta assediando, chiamato appunto Specola. Tale copia avrebbe dovuto essere identica all’originale, ma più nuova, luccicante e con più mignotte. Nell’idea del Marchese, gli assediati non avrebbero avuto ragione di stare dentro il loro vecchio castello e, attirati in quello nuovo, per i soldati nascosti nella Specola sarebbe stato facile passarli a fil di spada. Una Specola Micidiale fu quindi costruita, ma gli astuti Castelgallinesi, intuendo il trucco, costruirono una terza versione di Castelgallina, ancora più luccicante della Specola Micidiale e con ancora più mignotte. Tutti gli uomini del Marchese Ugone e anche il nobile stesso vi si recarono festanti e furono sterminati dal primo all’ultimo. Da allora, il trittico di castelli campeggia macabro sulle dolci colline umbre a ricordare la follia della guerra.
Via dello Schiaffazzo Infuocato: lo Hai Son Gwook, letteralmente “Via dello Schiaffazzo Infuocato”, è un’antica arte marziale birmana che, dopo decenni di relativo oblio, ha conosciuto negli ultimi anni nuova fortuna grazie al film “Lo Schiaffazzo della Morte” che tanto ha entusiasmato i critici di mezzo mondo. Tale disciplina insegna a combattere utilizzando esclusivamente gli schiaffi: qualsiasi forma di calcio, pugno, testata è proibito, così come sono rigorosamente bandite armi di ogni tipo. Un sommo maestro di Hai Son Gwook, detto Ka Tsu Don, è in grado di far arrossare una guancia a un individuo di corporatura robusta con un solo ceffone, così come di sbeffeggiare numerosi nemici con il micidiale Angh Oi Pang, il Colpo delle Mille Sberlette. Tuttavia, nei primi anni di apprendistato, i praticanti (detti Po Po Kan) si ritrovano in netto svantaggio, poiché devono difendersi con i soli schiaffi contro avversari che li prendono a calci o a bastonate o addirittura a colpi di mortaio. E’ per questo motivo che pochissimi Po Po Kan sopravvivono fino a diventare Ka Tsu Don, ed è sempre per questo motivo che, dopo il recente periodo di rinascita, lo Hai Son Gwook è scivolato nuovamente nell’oblio.