Ho iniziato a studiare inglese in seconda elementare. A ripensarci, è stata una manovra non poco audace per una scuola di suore, ma la mia maestra in certe cose era abbastanza moderna, bisogna dirlo. Non ho mai capito se questo studio così precoce mi sia servito effettivamente, poiché il programma di quattro anni di scuola elementare è stato poi coperto entro la fine della seconda media, e il programma delle medie è stato sorpassato entro il primo quadrimestre della prima liceo dalla mia severissima (ancorché bravissima e tuttora molto amata dai suoi ex-allievi) insegnante al liceo. E’ però vero che iniziando presto a orecchiare la lingua d’Albione è possibile che sia stato facilitato in seguito.
Durante i quattro anni di studio, ho avuto due insegnanti, una in seconda e in terza e una in quarta e in quinta. Entrambe si chiamavano Rossana, ma la seconda voleva essere chiamata “Rox”. Secondo me le rodeva. In ogni caso, quello che ricordo esplicitamente di aver imparato alle elementari sull’inglese è quanto segue:
- In Inghilterra la gente fa mestieri strani, come il milkman. Io mi son sempre chiesto perché dovevano farsi portare il latte a casa e non potevano andarselo a comprare come tutto il resto.
- In Inghilterra c’è un tizio strano, il signor “Th”. L’insegnante aveva cercato di umanizzare e rendere simpatico il concetto del suono che si scrive con “th”, e insisteva con “la linguetta in mezzo ai denti”. Ok, va bene, altrimenti finisce che si impara a pronunziare l’articolo determinativo “de”, o addirittura “ze” come dicono i francesi, ma perché non dedicare altrettanta attenzione ad altri suoni non presenti in italiano, come la vocale di “man”, o il suono finale di “player”?
- A Natale in Inghilterra si dice Merry Christmas, si mangia il budino di fichi e si fa la recita di Natale. I più sfigati fanno le pecore, ma questo lo sapevamo già grazie ai Peanuts. Io ho fatto Babbo Natale rimpiazzando all’ultimo momento Mike che aveva più il phisique du role ma si è tirato indietro per fifa di palcoscenico. Bravo, Luca e cattivo, Mike.
- Come avrete intuito, l’inglese si parla solo in UK. USA, Irlanda e tantomeno Australia, Canada, Nuova Zelanda e tonnellate di nazioni minori non sono contemplate.
- La prima lezione, come si usa, ebbe come argomento “Come ti chiami? Mi chiamo Bongo”. L’insegnante fece fare il giro della classe e ognuno doveva chiedere al suo vicino il nome usando la formula “What’s your name? My name is Bongo”. Problema: nessuno aveva capito bene cosa dire, quindi le pronunzie erano le più disparate. La mia era “quozziorneim”, che probabilmente echeggiava la parola “quiz”.
- Similmente, quando si fanno i cori nel ripetere le parole, si dice “oltugheda”, che a me sembrava una spece di insalata. Mi immaginavo una ciotola di insalata e ridevo invece di ripetere le frasi. L’insalata fa ridere.
Vetsoll, folcs.