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Pinguini in cucina I: Chili con carne

cocopazzo.jpgPenso che dovresti cmq fare pinguini in cucina come rubrica
Cementino, 3 maggio 2010, ore 16.06

Che diamine, perché non ci ho pensato prima? Parlo sempre di cibo con tutti, mi piace un sacco mangiare e il mio status di gtalk è un cibo diverso ogni giorno da tipo tre anni. Certo, rimane il fatto che sono un cuoco men che mediocre, ma questo non mi ferma dallo sperimentare e dal divertirmi a provarci. Se poi la roba viene buona, tanto di guadagnato. Pinguini in cucina sarà quindi una sorta di racconto in salsa pinguinosa di ricette come le faccio io, ovviamente con considerazioni idiote e trattando i miei interlocutori come imbecilli. Cosa che, in realtà, è quello che vorrei i libri di cucina facessero con me.

Iniziamo col botto (letteralmente, capirete perché) con la mia specialità, il chili con carne. Cucina etnica, yuhuu! E poi sta arrivando l’estate e nessuno avrà voglia di roba calda e piccante e così quando tornerà il freddo tutti se ne saranno dimenticati. La so lunga, vero?

Prepararsi

Per cucinare il chili con carne per 2 persone abbondanti (abbondante il chili, non la persona. O perlomeno, non è strettamente necessario) o per una persona che ci mangi due volte, armatevi dei seguenti ingredienti:

E poi l’attrezzatura (questa è facile):

Cucinare

Eccoci qua. Facciamola a passi, così è più facile anche per voi che siete un po’ tardi.

1) Indossate il grembiule e tirate fuori tutti gli ingredienti. La seconda condizione non è obbligatoria ma tutti i cuochi dicono di farlo e io mi appecoro.

2) Sbucciate e tagliate la cipolla: attenzione, non fatela troppo fine, i pezzettoni ci stanno bene. Niente frullatore o tritatutto, dai, andate di coltello. Piangerete un pochino, se non volete che le vostre lagrime vadano sprecate pensate ai bambini sudanesi venduti come schiavi e al vincitore di Annecy 2009.

3) Prendete la pentola,  metteteci un po’ d’olio (abbastanza da ungere il fondo, non esagerate, non dovete friggere), scaldatelo di brutto e poi metteteci tutta la carne. Giratela a fuoco vivo fin che non diventa tutta bella bruna, bella tostata. E’ un passo importante altrimenti la carne poi viene fuori tipo bollita e fa un po’ l’effetto Ciappi. Per fuoco vivo e olio caldo, intendo dire di prendere il fornello più grosso che avete e di metterlo al massimo.

4) Abbassate il fuoco e ficcate dentro tutti gli altri ingredienti, nell’ordine che vi pare. Cipolle, fagioli, pomodoro, spezie, sale, tutto dentro. No, le tortillas no. E la carne l’avete già messa, non ricordate? Beh,  tutto dentro, mescolate e lasciate cuocere a fuoco medio basso per circa 40 minuti.Per la quantità di sale e di spezie, vi abbandono a voi stessi. Vi tocca assaggiare. E non fate i maschi alfa, suvvia: non esagerate col peperoncino che poi sembra che non sappia di niente e per mangiarlo vi tocca mettervi la cera fusa sulla lingua.

5) Durante la cottura ogni tanto girate e se il composto vi pare troppo asciutto (può succedere se non mi avete ascoltato come dovevate e avete preso carne troppo magra) dateci dentro di olio. Aggiungete acqua ogni tanto se si consuma troppo e rischia di bruciarsi. Potreste usare pure un coperchio per far consumare di meno, ma siccome non l’ho elencato nelle attrezzature la strategia vi è preclusa.

6) Quando sembra pronto, arriva il trucco magico: il chili deve riposare. Non ho mai capito bene quale sia il principio fisico-chimico alla base di questa alchimia, ma se spegnete il fuoco e fate riposare il piatto almeno dieci minuti e poi ci date ancora una scaldata, risulta più amalgamato e cremoso. Dirò di più: se siete previdenti e lo fate la sera prima e resistete alla tentazione di mangiarlo, il giorno dopo è migliore.

7) Ci siamo quasi. Quando giudicate la mistura pronta, lasciatela al caldo e passate alla tortillas. Se usate la padella, basta una rapida passata per scaldarla, ma capisco che sporcare una padella solo per quelle stupide focaccette di mais è una bella menata, allora potete anche metterle in forno. Occhio però che non si secchino troppo, altrimenti poi non riesci ad arrotolarle e ti si rompono in mano, e poi dici le parolacce. Ti conosco.

Mangiare, bere ed effetti collaterali

Se non avete voglia di sporcare troppe stoviglie vi basterà un cucchiaio di portata per servire, anzi, addirttura anche il cucchiaio di legno che avete già sporcato. Io però un piatto a testa ve lo suggerisco caldamente, morti di fame che non siete altro. Su, che intanto lava la lavapiatti. Ogni commensale metterà una quantità decente di chili in mezzo a una tortilla (a proprio gusto), la arrotolerà e mangerà con le mani. Occhio a non macchiarvi, questa sbobba tende a sfuggire dalle tortillas: ed ecco che un piatto capita a fagiolo.

Come accompagnamento bevereccio, trovo che il chili sia molto tollerante: io prediligo il vino rosso, magari leggero o addirittura frizzante (un Buttafuoco o una Bonarda, direi), ma mi pare evidente che i messicani lo bevano con la birra (anch’essa leggera e possibilmente frizzante). Non vedo niente di male a berlo anche col vino bianco (leggero e magari frizzante), anche se non ho mai sperimentato di persona. Per chi non beve alcolici, sono convinto che la Cocacola ci stia bene, basta che sia frizzante. Altrimenti, alas, anche l’acqua. Quella però non frizzante, dai. L’acqua gasata è malvagia.

Infine, sappiate quello che i libri di ricette non dicono mai. Il chili si digerisce bene, nonostante la cipolla, perché cuoce un bel po’. Tuttavia se lo mangiate la sera farete un bel po’ di puzzette durante la notte per la combinazione di carne e fagiuoli, e il giorno dopo probabilmente farete anche la popò un po’ molla. Non è nemmeno escluso che vi bruci un po’ il sederino. Ma non spaventatevi, ne varrà la pena.

Nota finale

Qualcuno nel chili ci mette anche i peperoni. Non io. Qualcun altro mescola la carte di manzo con un po’ di salsiccia. Non fa per me. Infine, c’è anche chi ci mette i genitori dei propri nemici tritati. Se fate i bravi, non credo di farlo.

(caso mai ve lo chiedeste, l’immagine Cocopazzo è (c) Golosino 2010. Amo quest’uomo)