Prendendo esempio da quello che ho fatto qualche mese fa, ho iniziato a ripulire anche la camera della mia casa natìa ad Alassio. Per la semplice ragione che ci ho passato più anni, infatti, lì ci sono ancora più nonsisamai, clandestini, ricorditi, invisibili e scassavecchiotti. Meno burosauri, invece. Alcune oggetti sepolti nei cassetti sono davvero notevoli: ho, ad esempio, un gadget contenuto nella scatola di Ultima II per Apple II uscito negli anni ’80 che è una mappa del mondo del gioco stampata su stoffa. Penso che al mercato dei collezionisti possa anche valere qualcosa.
Ma per il resto, tanta roba da buttare. Eppure, anch’io mi sono fermato di fronte a un oggetto che è uno scassavecchiotto invisibile, perdipiù inutile come pochi: la cassetta di The Number of the Beast degli Iron Maiden.
Due mesi fa ho venduto la mia Kakavolo, e con essa è andato via l’ultimo lettore di musicassette in mio possesso. La mia collezione di oltre un centinaio di pezzi, alcuni originali e altri duplicati, già invecchiata paurosamente da quando esistono i lettori MP3, è diventata così assolutamente inutile. Questa cassetta in particolare risale al 1982 ed è stata comprata da Zio Mario che poi me l’ha regalata quando, nel 1988, ho scoperto quei signori capelluti; è stata ascoltata centinaia se non migliaia di volte, trascinata in vacanze, ficcata nei walkman di tutte le fogge e in pomposi sterei con high-speed dubbing. E’ quindi inevitabile che si sia usurata, e ricordo che negli ultimi anni si sentiva proprio male. Eppure, non ho avuto cuore di gettarla via: la cassetta di The Number of the Beast è stata una barriera che si è opposta alla mia foga di repulisti. Quel giorno non vi buttai più avante.
E ora, con questa barriera che mi si oppone, come faccio a liberarmi di tre cassetti strapieni di musicassette inutili? Nessuno vuole venirsele a prendere? Le regalo tutte, con l’eccezione di The Number of the Beast. Nonostante Gangland, quello lo metto in una teca.