xxmiglia.com's
uFAQ
Scrivermi?
Categorie
Ricerca

Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Misteri della vita LXXII: …e chi se ne frega!

Ovvero, una serie di misteri che nessuno si è mai chiesto.

Di cosa sa la buccia delle banane?
Qual è il Pokèmon più bravo a giocare a scacchi?
Chi ha inventato l’asse del cesso sollevabile?
Come si fa ad avviare una sezione del fan club ufficiale di Loredana Bertè?
Quante penne biro si possono scaricare scrivendo in un giorno?
Il cocktail fatto con vino rosso, blu di curaçao, succo di mela e angostura è buono?
Quante formiche conta il formicaio più a nord di Cairo Montenotte?

Chi si impegna a cercare la risposta a queste domande verrà elargito del Mongolino d’Oro. Era da quando andavate alle medie che non sentivate più il Mongolino d’Oro, vero?

The Man of the Year

Signore e signori, trasmettiamo il seguente comunicato, ad opera di Kotekino, a blog unificati.

The Man Of The YearNew York, 16 gennaio 2008. Sono davanti all’enorme porta a vetri che mi condurrà dalla chiassosa Manhattan all’ufficio di colui che, a buon diritto, il Time ha eletto come l’uomo dell’anno del 2007. Sento che l’emozione sta per avere la meglio sulla professionalità, ma varco ugualmente quella porta che mi condurrà alla prima e storica intervista per il pubblico italiano a Luca Ventimiglia, in arte XX, dopo la recente incoronazione: quest’uomo è il primo cittadino del Bel Paese in grado di conquistare il prestigioso riconoscimento da parte del glorioso periodico statunitense; del resto stiamo parlando di colui che, in soli tre anni da quel famoso 23 Ottobre 2004, è riuscito a scalare, con i suoi Pinguini nel Salotto, le vette di internet arrivando addirittura a minacciare il mostro sacro Google: l’uomo, in cifre, vale un fatturato annuo di 35 Euro (solo la pizzeria lo Scugnizzo, da lui citata, gli valse nel 2006 oltre 13 Euro come partecipazione da inserzionista), una cinquantina di contatti sulla sua homepage ogni giorno (ogni giorno!) e la presenza stabile ai vertici di google alla voce di ricerca “Dentuto Gianfranco”.

Noto per la sua idiosincrasia per i cavalli, sembra che abbia avuto una storia d’amore con Paris Hilton, incontrata a Hollywood in occasione della presentazione ai media del nuovo blog, dal taglio editoriale più leggero dei Pinguini, da lui sponsorizzato alla fine del 2007. Voci o verità? Stiamo per scoprirlo direttamente attraverso le sue parole.

Allora Mr. Ventimiglia, come giudica il suo operato nel 2007? Così straordinario come dicono i media di tutto il mondo o, conoscendola, ha qualcosa da rimproverarsi? Innanzitutto buongiorno a lei e a tutti i lettori. Il mio 2007? Beh, all’inizio dell’anno proclamai in mondovisione il 2007 come Anno dell’Esagerazione. Mi pare che il risultato sia stato soddisfacente. Eppure, c’è qualcosa che non posso non rimproverarmi: nonostante io ce l’abbia messa tutta per impedire che ciò accadesse, L’allenatore nel pallone 2 è uscito lo stesso. Però nel 2008.

Sui Pinguini lei non ha mai nascosto il suo passato, anzi ne ha fatto un cavallo di battaglia (e mi scuso per la parola cavallo). Ma com’è xx oggi? (si rabbuia) Le tiro le orecchie per questa domanda, perché la mia ostentazione del passato non è altro che un modo per il lettore attento per arrivare a conoscere il me stesso attuale. Noi siamo quello che eravamo, è il mio motto (da adesso in poi, almeno). Quindi, si rilegga la sezione Aneddoti Inconcludenti, e lì troverà la sua risposta.

Il gossip mondiale insiste a diffondere la notizia secondo cui lei e Paris Hilton siate in rapporti più che amichevoli. Cosa c’è di vero in tutto questo? (ride) Ma no, io e Paris siamo solo buoni amici. Prossima domanda, per favore. (strizza l’occhio)

L’enciclopedia stronza, gettonatissima rubrica dei Pinguini, sta prepotentemente soppiantando l’orami datata Wikipedia. La critica che le viene mossa dai media tradizionali è che l’informazione da lei prodotta non ha alcun fondamento di realtà. Come commenta? I media tradizionali, i cosiddetti GIGI, hanno fatto il loro tempo, e la loro autorevolezza ormai è scemata. E quindi chiedo io a lei: se chi è privo di autorevolezza muove critiche ad informazioni diverse, a chi bisogna dare ascolto? La risposta, amico mio, soffia nel vento!

Vuole descriverci in due parole gli abitanti primigeni dei Pinguini, ovvero l’affezionato pubblico che, nei primi anni di difficoltà, l’ha aiutata a diventare l’incontrastato opinion leader mondiale che oggi può vantarsi di essere? Nei primi anni di difficoltà non c’era alcun abitante nei Pinguini, a parte me stesso. Infatti, tutti mi odiano. Ma io non mi sono mai arreso, e col duro lavoro oggi sono qua, uomo dell’anno. Devo rigraziare solo me stesso: d’altronde, tutti mi odiano. Ah, l’ho già detto. Questo non scriverlo. (la deontologia professionale e un certo sadismo mi impongono di scriverlo ugualmente per dovere di cronaca, ndr.)

Progetti per il futuro? I Pinguini continuano a darmi grandi soddisfazioni, ma bisogna saper guardare anche oltre il proprio orticello. E’ per questo che ho pensato di provare nuove esperienze, e ho cullato l’idea di imbarcarmi come mozzo per cercare fortuna. Poi mi son ricordato del mio lucroso conto in banca, e ho deciso di no. Come nuova esperienza, questa sera cucinerò il pollo coi peperoni.

Chiudiamo con il più grande dei rovelli che affliggono il mondo che segue le sue imprese: ha mai perdonato il Dentuto Gianfranco, dopo lo spiacevole episodio? (ride) Il Dentuto Gianfranco è stato già abbastanza punito da Suor Luciana, e non ho motivi per serbargli rancore. Anzi, approfitto dell’occasione per rivolgere un appello al Dentuto Gianfranco per una pubblica rinconciliazione. Con un pranzo a base di lumachine! (ride fragorosamente)

Dopo aver concluso l’intervista informalmente con qualche battuta sui cavalli e aver gustato dell’ottimo Tavernello che l’Uomo dell’Anno ha insistito per offrirmi, egli mi congeda con cordialità e con la raccomandazione di accompagnare l’articolo con una foto che gli renda giustizia: crediamo di averlo accontentato.

Enciclopedia Stronza XXIV: Pentacar, Squadra Anti Mariuoli, Tricchiarello Extreme

Pentacar: automobile progettata dai laboratori della casa automobilistica cinese Brum Tsu. Prendendo esempio dalle sedie da ufficio, che hanno un’invidiabile stabilità dovuta ai cinque bracci della base, gli ingegneri cinesi proposero una vettura pentagonale con cinque ruote, chiamata, dagli astuti uomini del marketing della Brum Tsu, “Pentacar”. La Pentacar è stata lanciata in Kenya, come mercato di prova, mediante una campagna molto aggressiva scandita da slogan del tipo “Pentacar! La tua pentamica per la pentaspesa!”. Purtroppo, la vettura è stata un insuccesso, un po’ perché nessuno sa come parcheggiare un’auto pentagonale, un po’ perché la gente, si sa, ha paura dell’innovazione, un po’ perché in Kenya la gente non ha i soldi per comprare automobili di qualunque numero di ruote. Ciononostante, i concorrenti dell’australiana Chollaroo stanno per lanciare in Tanzania la “Esosa”, macchina esagonale a sei ruote. Gli analisti osservano con fiato sospeso l’escalation al numero di ruote.

Squadra Anti Mariuoli (SAM): divisione speciale della polizia di Boston, costituita dopo le lamentele dell’ennesima anziana signora vittima di marachelle da parte dei monellacci del quartiere. Per evitare di sottrarre risorse a questioni più importanti, fu quindi costituita ex-novo una squadra da dedicare a tutti i fatti sgradevoli ma che non costituiscono reato, come suonare il campanello, fare pernacchie, correre sui prati o stazionare di fronte a casa delle signore a giocare a Magic. Purtroppo, per definizione, tutti i mariuoli catturati dalla SAM vengono rilasciati perché non hanno commesso reati, e la squadra SAM, priva di risultati, è stata mandata a dirigere il traffico.

Tricchiarello Extreme: versione videoludica del celebre gioco del Tricchiarello, sviluppato nel 2006 dalla software house svizzera Emmental Blast per vari tipi di console. Nel videogame si può scegliere tra diversi personaggi, tra cui il lanzichenecco, il villico bergamasco, il predicatore invasato o il monatto; dopodiché, all’interno di sterminati livelli in cui la vita del 1400 è ritratta sin nei minimi dettagli, si svolge la sfida tra due o più avversari. Il match inizia quando uno dei giocatori tira un buffetto ad un altro, lanciando la sfida; a questo punto i personaggi devono avventurarsi per il livello alla ricerca di una nespola da sparare in faccia all’avversario con uno shotgun, vincendo così la partita. Nel mentre, però, i giocatori si possono ostacolare, sia nel gioco nascondendo trappole o sparando palle di fuoco, sia nella realtà, tirandosi vecchie sugli avambracci o giuggiole sui lobi delle orecchie. Il gioco fu un vero e proprio successo in Ticino e nelle province di Lecco e Como, ed è stato segnalato dalla regione Lombardia come “esempio preclaro di videogioco educativo”.

Un pizzico di mistero

Sassello, 1981 circa, casa di Marco Pesce
La compagnia degli amici di Sassello prevedeva la frequentazione delle case degli altri con una naturarezza che, a ripensarla, è quasi imbarazzante persino per dei bambini. Si entrava senza bussare, ci si sedeva sulla poltrona e, se a uno scappava un bisognino, andava in bagno senza chiedere niente a nessuno. Un giorno che ero da Marco e mi scappava la popò, ho preso un giornaletto e mi son messo a fare la popò.
Questo giornaletto era intitolato I tuoi amici in TV o qualcosa di simile, ed era costituito principalmente da versioni a fumetti delle serie tv. Erano adattamenti fatti in Italia e apparivano orrendi persino al mio stomaco abituato a Trottolino e Nonna Abelarda. Come riempitivo tra questi fumetti, c’erano alcuni redazionali, uno dei quali era costituito dai personaggi dei cartoni animati che rispondevano alle domande dei lettori. Sì, proprio loro in persona (cacchio ridete, tuttora metà dei fumetti Bonelli prevedono che la pagina della posta sia affidata ad un personaggio del fumetto!).
Una di queste domande era rivolta a Lupin, e chiedeva perentoriamente: “Fujiko e Margot sono la stessa persona?”. Lupin stesso rispondeva (citazione quasi letterale, per qualche strana ragione mi è rimasta appiccicata alla memoria): “Mah, forse sì, forse no…chi può dirlo? Suvvia! Un pizzico di mistero non guasta!”

Per coloro che ritenessero che a volte un pizzico di mistero guasta eccome: Lupin dev’esserselo dimenticato, ma Margot è il nome appioppato a Fujiko nella seconda serie delle sue avventure (giacca rossa, per capirci). Nelle altre due (giacca verde e giacca rosa) viene correttamente chiamata col suo nome da muso giallo. Quindi sì, sono la stessa persona.

Giornalisti in erba

[GIGI] Alassio, inizio 1984
Durante la quarta elementare, la mia maestra scelse un’attività didattica che fu molto gradita agli scolari: la redazione di un giornalino di classe.
Come prima cosa, tenne una democratica elezione per stabilire il titolo della testata: come compito a casa, ognuno di noi avrebbe dovuto escogitare un nome. Io, dopo lunghe riflessioni, me ne uscii con un perentorio Frutta e verdura. Come al solito ero molto più avanti di tutti, persino della maestra che si sentì in diritto di chiedermi:
– Luca, perché Frutta e verdura?
Al che io pazientemente replicai:
– Vuol dire “un po’ di tutto”, maledetta pinguina rincoglionita!
Forse non proprio con queste parole, ma il senso è quello. Cristian propose Il ristorante e manco quello fu capito dalla maestra, ma egli, alla richiesta di spiegazioni, disse di non conoscere il significato della propria creazione. Ma sì, che lo sai, dai, hai copiato Il caffè, il primo giornale italiano.
Comunque sia, venne fatta una prima scrematura e poi venne effettuato un ballottaggio tra i 3-4 titoli più votati. Vinse la proposta di Susanna, quella che effettivamente avevail titolo migliore e che anche adesso mi suona molto bene: Il Galletto Cantanotizie. Tuttavia, in un impeto di cerchiobottismo, la maestra decise di attribuire come sottotitolo il secondo arrivato, per non scontentare coloro che l’avevano votato. Questo secondo titolo, a mio parere di ora e di allora, è paurosamente sciapo e ridondante: Pettegolezzi vari. Ma il capo era la maestra, e quindi il giornale si chiamò Il Galletto Cantanotizie, ovvero Pettegolezzi vari. Moan. Ovviamente, Frutta e verdura non prese nemmeno un voto, ma nemmeno Il ristorante. Magra consolazione.

Del Galletto uscirono due numeri, il primo nella tiratura di 1 (una) copia, il secondo di circa 25 (venticinque) copie. In pratica, entrambi i numeri erano fatti di pagine di quaderno incollate su grossi fogli di carta, e il secondo numero venne anche fotocopiato e distribuito, una copia per ogni alunno. La mia copia, nonostante mia mamma asserisca di averla ancora da qualche parte, secondo me è andata perduta, e purtroppo non riesco quindi a dirvi di che cacchio parlasse Il Galletto Cantanotizie. Già, nonostante la mia proverbiale memoria per i particolari inutili, non riesco a ricordare che taglio avesse la testata.

Posso però annunciarvi che io scrissi almeno due articoli. Il primo articolo era su un'”affare” (non saprei come chiamarlo altrimenti) che trasmettevano in televisione poco prima del tg della sera e che si chiamava Il Giramondo o Il Girotondo o Il Girarrosto o qualcosa di simile, ed erano dei microspezzoni di filmati buffi inseriti tra uno spot e l’altro, in modo da invogliare lo spettatore a sussarsi tutto il blocco pubblicitario. Credo che scrissi più o meno le stesse cose che ho appena citato, forse senza l’espressione “sussare”. Peccato, è efficace.
Il mio secondo articolo fu su Lupin III (sì, a ripensarci ero un teledipendente mostruoso, passavo almeno 4 ore al giorno davanti alla TV) in cui parlavo con entusiasmo di questa serie televisiva. La maestra, dopo aver letto la mia bozza, mi costrinse ad aggiungere la conclusione: “Certo, non è una serie molto educativa”. Invero, non lo è, ma è bella anche per questo. E, giacché si trattava di un giornale, io decisi arbitrariamente che ci si potevano anche mettere su gli annunci. Un giorno, colsi Mike a lamentarsi di aver smarrito una penna e lo trascinai dalla maestra costringendolo a chiederle di scrivere un annuncio sullo stile “A.A.A. Cercasi penna”. Entrambi erano perplessi di fronte a tanto rincoglionimento, ma nondimeno in un angolo libero, a pennarello verde, l’annuncio venne scritto. Mike ritrovò la penna dieci minuti dopo, e non grazie all’annuncio.

E questo è tutto quello che ho da dire sul Galletto Cantanotizie.

“A” come ignoranza

I lettori di vecchia data di questo blog forse ricorderanno che, all’inizio, tra i link qua a sinistra campeggiavano due web comics. Uno era rivolto ad Eriadan, ed è stato presto tolto poiché poco confacente allo spirito di questo blog (e anche perché il buon Aldighieri mi aveva un po’ triturato i marroni), il secondo rimane tuttora, e ha sempre avuto come descrizione “Il miglior talento fumettistico emerso in Italia nell’ultimo decennio”. (-Quale descrizione? – Passaci sopra il mouse, scemo!): “A” come Ignoranza, di Daw. Quindi, quando nelle prime riunioni di ProGlo è venuto fuori che uno di noi aveva il contatto del misterioso Daw, il consesso dei Progloditi ha deciso: possiamo rinunciare ad Alan Moore, a Trillo, a qualunque altra cosa, ma il nostro nome deve rimanere in eterno associato a quello di “A” come Ignoranza. E così è stato: il buon Davide Berardi è stato incontrato e messo sotto contratto a condizioni miserevoli approfittando della sua ingenuità. No, seriamente: non è carino parlare di cifre, ma sono convinto che contratti così potenzialmente favorevoli per un esordiente siano rari, e ciò testimonia quanto crediamo nel talento di Daw.

L’opera
Nella remota ipotesi che il lettore non abbia ancora seguito quel link e, dopo avero letto qualcosa, abbia deciso di dire “Lo voglio!”, proviamo a descrivere l’opera di Daw.
L’albo in questione è composto di una serie di storie brevi mutuate dal blog e da una lunga (“lunga” per gli standard del bergamasco) storia inedita. Le storie spaziano su diversi argomenti: si va dalla parodia dei film anni ’80, alle due storie sulla famiglia Dodio, una traboccante di ultraviolenza cartoonesca e una più sottile ma non meno crudele, all’introduzione del personaggio di Brullonulla (colui che detiene il dottorato), alla storia lunga di disgrazie amorose e secrezioni varie fino all’indispensabile comparsa del personaggio di Sbranzo. Mi rendo perfettamente conto che questo elenco non significa nulla, ma i soggetti, alla fin fine sono solo un pretesto: quello che conta in Daw è la battuta fulminante, il colpo di genio, il gusto della scelta inaspettata o della distorsione della parola. Sottovoce dico che, da questo punto di vista, il paragone appropriato non è Leo Ortolani come gli stolti potrebbero pensare (e tantomeno Eriadan…brr!), ma Andrea Pazienza. Un’opera meno colta di quella dell’autore cannibale, meno pensata ma altrettanto esplosiva, ricca di trovate e decorata da un certo cinismo. Quello che li differenzia è che Daw è ingenuo (almeno apparentemente), Pazienza disincantato. La supposta ingenuità dell’autore è uno dei temi sui cui si dilunga Brullonulla nell’introduzione: sì, lo stesso Brullonulla protagonista di una storia. Come dice lui stesso, è come se Paperoga presentasse un numero di Paperino Mese.
E come le prime opere di Pazienza erano godibilissime ma mancavano dello spessore di quelle mature, sono convinto che i prossimi fumetti di Daw saranno ancora migliori, una volta acquisita più tecnica, controllo ed esperienza. Lo aspettiamo coi fucili puntati.

Facciamo qualche esempio di come funziona “A” come ignoranza. Ecco il solito segnalibro promozionale:

01_daw01.png

Ben più di una persona, dopo averlo ricevuto, è tornata indietro e ha comprato l’albo. Siamo particolarmente orgoglioni dell’idea dei segnalibri.

Oppure godetevi l’intera storia di Sbranzo, in una tavola (cliccare per una risoluzione leggibile).

sbranzo.jpg

L’autore
Daw in realtà si chiama Davide Berardi e Daw non manco è il nick che usa su internet; nessuno ha capito bene da dove venga fuori questo soprannome, ma ormai se lo tiene. Daw è bergamasco, e conferma la mia idea sui bergamaschi: essi sono o buffi o malvagi. Lui è buffo e assomiglia, in apparenza, ai suoi fumetti: vulcanico, geniale, ricco di inventiva, cambia idea sei volte al minuto, si innamora di tutte le gnocche che vede passare e nasconde il cibo come le marmotte. In realtà ha anche un lato più riflessivo e timidone, ma pare che ci tenga a tenerlo ben nascosto.
A Lucca Comics lui era l’Autore con la A maiuscola presente allo stand di ProGlo, colui che faceva i disegnini sugli albi. Ne ha autografati oltre 200, tutti con dediche diverse che inevitabilmente mandavano in sollucchero il destinatario. Questa è una vera prova di genialità, l’inventiva sul momento! La mia copia è la prima che ha dedicato, e io, per metterlo in difficoltà, gli ho chiesto di farmi Elektra e Wolverine. Li ha fatti, ma temo che non avrà un futuro alla Marvel. Ne avrà uno molto più luminoso alla ProGlo.

Backstage
L’idea originale di ProGlo era di pubblicare semplicemente su carta quello che il blog di “A” come ignoranza aveva da offrire, integrandolo magari con qualche storia inedita. Praticamente gli abbiam detto: “Fai quello che vuoi e noi te lo pubblichiamo”. L’autore non ha voluto che pubblicassimo il blog, perché, a suo dire, esso è disegnato malissimo. Invero un po’ lo è, ma ritenevamo che parte del fascino di “A” come ignoranza risiedesse nelle vignette sgangherate; Daw è stato irremovibile e bisogna ammettere che aveva ragione, le nuove vignette non perdono lo stile vagamente underground ma migliorano in leggibilità. La storia lunga ce l’ha fatta sudare, invece. Come ammette lui candidamente nel suo blog, l’ha iniziata senza sapere come l’avrebbe conclusa e ha rifatto il finale più volte perché non ne era soddisfatto. Non dovrei dirlo in quanto editore e in quanto autore de La faccia come il culo, ma pur essendo una storia pregevolissima un po’ si vede il cambio di tono e di ritmo durante lo svolgimento della storia.
Infine, la quarta di copertina è presenta un’efficace gag: come per Angeli e Demoni di Dan Brown, abbiamo scelto una serie di citazioni da altri libri, tra cui l’immancabile “Ormai è più bravo di me – Stephen King” che da decenni campeggia sui libri di Clive Barker. E’ stata una pura scelta editoriale che l’autore non conosceva e che, in quanto non sua, ha detestato. Beh, pazienza. Siamo noi a cacciare i soldi…

« PrimaDopo »