Perché nel programma delle scuole elementari (almeno, quello dei miei tempi) c’è una tale ossessione per i problemi di compravendita, quelli tipo "ricavo meno spesa uguale guadagno"? La mia impressione è che si tratti di un modo per dare una veste vagamente pratica ad un certo modo di impostare i problemi e ragionare. Infatti c’è un altro problema simile sviscerato dai diligenti scolaretti: quello di "peso lordo meno tara uguale peso netto". Tuttavia, in questo caso esiste un’applicazione immediata ed universale anche per chi (in linea ipotetica) non prosegue gli studi, mentre quella base di ragioneria non serve a nessuno se non ad un negoziante, il quale però mi auguro che abbia una conoscenza sui principi del commercio che vada ben al di là di tutto questo. Si possono trovare altre applicazioni pratiche molto più immediate e concrete.
Io non credo che tutto quello che si studia debba avere un’applicazione pratica (anzi, sono un acceso sostenitore delle virtù della teoria), e so bene che sviscerando i programmi delle elementari si trovano diecine di nozioni inutili sia per l’uso che dal punto di vista didattico. Ma perché tutta quest’attenzione a stupidi commercianti?
Alassio, primavera 1986
Il giovane Luca è in prima media. Un giorno, come fonte di sollazzo, decide di portare a scuola una palla da tennis di gommapiuma, così da poter giuocare nell’intervallo coi suoi due compagni di classe maschi. La cosa non stupisca: la I A è costituita da 15 femminucce e 3 maschietti: la cosa non è particolarmente gradita a Luca, giacché egli è ancora nell’età in cui si preferisce la compagnia del proprio sesso. E dirò pure che, a posteriori, la qualità della materia prima femminile era comunque in generale piuttosto scadente sotto ogni punto di vista.
Ma torniamo al protagonista della storia. Dopo un paio di lanci in corridoio con Andrea e Simone, intervengono Quelli di Terza. Si tratta di una masnada di omaccioni enormi, tutti coi baffi. Essi sono Veramente Grandi: basti pensare che vanno a fumare in bagno! Comunque, come numero e prestanza fisica sono superiori ai primini, e conquistano la palla. Luca fa spallucce e pensa "Beh, tenetevela, se proprio volete" e se ne torna in classe.
L’intervallo volge al termine, quand’ecco che compare nell’aula della I A la minacciosissima figura della Preside, incazzata come un’ape, che tiene in mano la pallina di cui sopra.
– Chi ha portato questa?, sbraita l’autorevole dirigente scolastico.
Silenzio. Luca, che è sempre stato una persona responsabile, si fa avanti e sottovoce reclama la sua proprietà.
– Lo sai che questa pallina ha provocato una rissa lì fuori?
Infatti Quelli di Terza, invece di utilizzare la pallina per lanciarsela o altri sollazzi, hanno ben pensato di menarsi per il possesso dei un pezzo sferico di spugna sintetica. Sì, l’imbecilità umana non ha limiti.
– Ma io…veramente…non partecipavo alla rissa, prova il colpevole ragazzetto a difendersi.
– Ah, capisco. Tu ti limiti a procurare il movente, dice sarcastica quella gran zoccola.
Si volta e se ne va, lasciando il sensibile ometto umiliato e terrorizzato. Mi auguro che la Preside abbia fatto un culo ben maggiore a Quelli di Terza, ma ho il forte sospetto che il padrone della pallina abbia fatto da capro espiatorio.
Vittima di questa terribile ingiustizia, è vent’anni che attendo che il karma faccia il suo corso e di ottenere quindi qualcosa in cambio. Per ora, niente.
Nuova Ornitologia: La Nuova Ornitologia è una rivoluzionaria disciplina, fondata nel 1976 da Karl Niubben-Kiurlen in opposizione all’ornitologia tradizionale. La grande novità di tale corrente scientifica consiste nella suddivisione di tutti quanti gli uccelli in tre macro-categorie. La denominazione di niubbo raccoglie al suo interno tutti quanti i rapaci, gli uccelli predatori o comunque carnivori (aquile, falchi, avvoltoi, gufi…). Chiurlo è il nome assegnato agli uccelli di piccola taglia o comunque simpatici (passeri, picchi, pettirossi…). La definizione di piccione viene invece assegnata un po’ a tutti gli altri uccelli, in particolare quelli brutti, stupidi o antipatici, e spazia da piccioni (intesi secondo il senso della Vecchia Ornitologia) e colombi fino a fenicotteri, tacchini e galline. Gli uccelli dubbi, ad esempio quelli antipatici e carnivori come gli avvoltoi, sono catalogati in base al lancio di una moneta.
La Nuova Ornitologia ha subito un inesorabile declino a partire dal 1987, anno in cui si è scoperto che Niubben-Kiurlen non aveva mai studiato zoologia all’università, ma si era solo diplomato in ragioneria dalle suore. E’ anche vero che la credibilità della disciplina aveva già subito un duro colpo l’anno prima, quando Niubben-Kiurlen, ad una conferenza tenutasi presso la Scuola Cattolica di Norimberga, aveva sostenuto con vigore la tesi secondo cui l’ornitorinco non è un "mammifero che fa le uova", bensì un "grosso uccello peloso".
Effetto Kerpunkel: Fenomeno fisico per cui un corpo celeste sottoposto ad un attrazione gravitazionale generata da un corpo con massa pari alla radice cubica della propria massa, emette un caratteristico rumore che ad orecchio umano suona come "Kerpunkel!"
Peperoncino Bastardo del Madagascar: spezia portata in Europa dai Gesuiti nel XVII secolo, il Peperoncino Bastardo è piccantissimo e si sospetta che abbia una sua intelligenza primitiva. Infatti, quando utilizzato per insaporire un piatto, il peperoncino si mimetizza all’interno della pietanza ed è impossibile riuscire a ritrovarlo. In un piatto di pasta, ad esempio, si nasconderà all’interno di un maccherone, se usato per fare le seppie si rifugerà sotto un tentacolo, se messo nel minestrone si travestirà da fagiolo. Se tramutato in polvere, il Peperoncino Bastardo si offende e assume sapore di sterco di mulo. L’unico modo per renderlo inoffensivo è darlo in pasto a qualcuno che ama mangiare piccante: in tal caso, la spezia perde tutta la sua potenza e non sa di niente.
Che Natale difficile! No, non si tratta degli usuali problemi delle feste: andare a cercare i regali, il traffico, il pranzone in famiglia, Una poltrona per due in televisione, l’ipocrisia dilagante. Queste cose le accetto e in fondo mi divertono anche abbastanza, pur se con un certo distacco.
Ciò di cui sto parlando è la decisione riguardo al fare o meno un post di Natale da queste parti. Gli anni scorsi ho ignorato bellamente la festa poiché mi son dato la regola di staccarmi il più possibile dall’attualità (il mio è un blog che si picca di essere Universale), ma poche cose son più divertenti di rompere le regole, soprattutto se autoimposte. Insomma, io sto divagando: non è da me fare dei banali auguri di Natale, ma nemmeno disprezzare la festa come i più snob fanno (sono circa al livello 2, secondo l’analisi sui bastian contrari ). Quindi, facciamo che vi faccio gli auguri il giorno dopo. Auguri di Buon Natale!
Avete ora la possibilità di interpretarli come:
a) auguri laici: un augurio di buone feste fatto dopo la festività religiosa lo priva del suo significato spirituale ma non della sua sincerità
b) auguri spiritosi: perché sono il primo a farveli per il Natale 2007
c) auguri ironici: faccio finta di farvi gli auguri ma in realtà non li sto facendo
d) auguri sarcastici: perché Natale è passato e non ha senso fare degli auguri per qualcosa che è già successo
e) auguri distratti: questo fesso se ne è dimenticato e ora cerca di farci fessi con questa pappardella
f) auguri pigri: (variante del precedente) questo fesso è a corto di idee per i suoi articoli del piffero e ora cerca di farci fessi con questa pappardella
g) meta-auguri: parlando del significato degli auguri, faccio riflettere sul significato degli stessi
h) auguri amarcord: da piccolo facevo la battuta che Santo Stefano era il mio giorno preferito perché "mancano solo 364 giorni a Natale", battuta a cui nessuno rideva. A ragione, ovviamente.
Direi che avete l’imbarazzo della scelta. Se non vi basta, tenetevi pure gli sms in serie che i vostri conoscenti hanno inviato a tutta la loro rubrica. Però il giorno giusto.
Le pizzerie sono posti divertenti. Non solo perché di solito fanno da cornice a serate con amici passate a ridere e scherzare e mangiare il piatto più buono del mondo (la pizza, appunto), ma anche perché è solo in pizzeria che è possibile applicare i seguenti gai stratagemmi.
Quando siete in pizzeria:
- controllate come viene scritto “würstel” nel menù. Le grafie più gettonate sono “wustel” o “wrustel”, ma è anche facile trovare “wustrel”, “wrurstrer”, “wurlstrer” e qualsiasi combinazione di “l” e “r” la fantasia del gestore possa aver escogitato. Questo fornirà matte risate per qualche secondo.
- scandagliate a fondo il menù. Oltre le solite otto-dieci pizze che hanno tutti, di solito ne vengono proposte una ventina che non prende mai nessuno. Questo capita perché gli ingredienti che stanno in effetti bene sulla pizza sono limitati, e limitate sono le combinazioni efficaci di essi. Buone le acciughe, buono il prosciutto, meno buono prosciutto e acciughe. Eppure c’è sempre una sequenza di pizze strafarcite di tutti gli ingredienti più assurdi, con nomi fantasiosi spesso derivati dalla pizzeria, dal pizzaiolo o dalla sua fidanzata. Il divertimento, in questo caso, sta nel leggere con passione le invenzioni dello chef di turno, per poi deriderlo e prendere una margherita. “Ehi, guarda, c’è la pizza cinese, con pollo, peperoni e ananas! Dai, prendiamola!” “Tu sei scemo. Per me una quattro formaggi rossa.”
- dopo aver tenuto aperto il menù per mezzora, fino a quando l’amico più prepotente ed affamato non ve lo abbia sottratto di mano, e aver declamato ad alta voce la vostra scelta (“Io prenderò una prosciutto e funghi” “E chi se ne frega!”), cambiate idea all’ultimo momento. Le espressioni basite dei vostri compagni di pizza saranno impagabili (veramente di solito nessuno se ne accorge, ma è divertente pensare che sia una bella gag).
- un tocco di classe è ordinare un calzone pronunziandolo “cazzone”, immaginando che il cameriere faccia una faccia stupita. Di solito non la fa, probabilmente è abituato ad avere a che fare con gli imbecilli.
- mangiate la pizza in modo buffo. Tagliarla a fette e mangiarla con le posate o le mani di per sé non reca allegria, quindi siate creativi. Potete iniziare con l’ustionarvi col formaggio bollente (meglio, fatelo fare allo zimbello della compagnia). O mangiare prima tutta la crosta e poi andare verso l’interno (tecnica “lo squalo” di Moreno R.). Ancora, potete scartare le croste salvo poi mangiarle per ultime perché avete troppa fame. Infine, assai spassoso è chiedere la pizza con un certo ingrediente per poi scartarlo (visto fare: prende la pizza al salmone e poi scarta amorosamente tutti i pezzettini di salmone).
- al momento del dolce, ridete forte quando il cameriere declamarà a macchinetta i soliti dolci che hanno tutte le pizzerie (“tartufobianco tartufonero tiramisu profiterol meringata pannacotta”). Poi fate la faccia delusa, ma prendete lo stesso qualcosa. Il vostro cameriere ne sarà umiliato.
- il caffè è facoltativo, mentre non potete esimervi dal chiedere un ammazzacaffè. Alla richiesta di quali amari hanno, il cameriere risponderà sbrigativamente “tutti”. Dopo aver provato i vostri preferiti, che non avranno, e aver tentato di ripiegare sui più comuni Averna, Ramazzotti, Jagermeister, Braulio, anch’essi non disponibili, rinunzierete chiedendovi che cacchio di amari hanno e passerete al limoncello. Il divertimento qui è soprattutto del cameriere (che finalmente può vendicarsi), ma è comunque uno spasso vedere la faccia demoniaca che fa quando vi porterà la fetente brodaglia gialla.
- al momento del conto sarete esausti e non tenterete più gag, anche perché c’è poco da ridere quando si paga. Potete però vendicarvi del conto prendendo un biglietto da visita del locale. Il proprietario crederà che vi siete trovati così bene da voler consigliare il locale a tutti gli amici. Lo spasso sta nell’ingannare il pover’uomo.
Ed eccovi fuori, pasciuti e pronti ad una serata in compagnia. Ma guardandovi negli occhi sapete già la verità: il meglio è già passato e nulla potrà essere divertente come una cena in pizzeria…se si applicano le tecniche giuste.
Questa credo se la siano chiesta un po’ tutti.
Chi diavolo ha avuto l’idea di coniare, e poi di perpetrare, la voce di Paperino e con quale scopo? Non solo è incomprensibile, ma non è nemmeno buffa!
