Le barzellette
Non si creda che le barzellette siano dei riempitivi per completare le pagine in cui non ci sono abbastanza giochi: fanno parte dell’estetica delle pagine, del modo in cui sono costruite. Ne è indizio il fatto che spesso sono messe negli stessi punti. Le vignette sono sparse più o meno per tutta la rivista, ma ci sono alcune zone in cui sono raggruppate in maggior quantità. Senza nome è la raccolta di cinque-sei vignette a pagina 8, sotto i giochini grafici stupidini, mentre hanno l’onore del titolo la pagina 15, "Antologia del buon umore", e la doppia pagina a 42-43, "Per rinfrancar lo spirito tra un enigma e l’altro".
La grande verità: le barzellette della Settimana Enigmistica non fanno ridere. Per niente, nemmeno sorridere. Possono al massimo solleticare alcune corde umoristiche, forse far inarcare vagamente un angolo della bocca, ma vengono dimenticate subito. Sono barzellette fuori dal tempo, che campano su alcuni luoghi comuni: bambini dispettosi, mogli bisbetiche, mariti pigri, animali parlanti. E’ ben ovvvio che l’impossibilità di far satira politica o comunque di attualità limiti terribilmente i vignettisti, e probabilmente la direzione della rivista chiede di basarsi su questi temi, ma personalmente il mio giudizio è molto severo sulla qualità di queste barzellette.
Un discorso a parte merita "Le vicende di Carlo e Alice", residuo delle abitudini nazionaliste degli anni ’30 di rinominare i fumetti. Andy Capp e sua moglie Flo sulla Settimana Enigmistica, a pagina 23, vanno al bar e non al pub. Personalmente non ne vado pazzo, ma l’abilità di Reg Smythe di trovare sempre qualcosina da dire con quei due personaggi e il loro piccolo mondo è sorprendente.
Di recente, sono state introdotte altre strisce fatte in Italia: "La famiglia Belbelli" ne è un esempio. Pur non essendo eccelse, tutto sommato sono di qualità superiore alle vignette standard, e sono un raro encomiabile esempio di supporto alle strisce fatte in Italia.
Esistono altre serie di vignette, oltre a quelle citate: a pagina 12, all’interno della pagina di "Leggendo qua e là", c’è "Che tormento", mentre a pagina 43, a concludere la doppia pagine di barzellette, ci sono "Le ultime parole famose". Da piccolo ero convinto che questa gag avesse tale nome perché era l’ultima della rivista, ma notavo sempre con disappunto la presenza di qualche altra barzelletta in seguito.
Ma non solo di umorismo visivo ci si sbellica con la Settimana Enigmistica: a pagina 10, sopra l’Antologia di Edipo, ci sono le "Risate a Denti Stretti", barzellette vecchio stampo e di pessima fattura. Anni fa ad ogni barzelletta pubblicata era corrisposta una somma, prima 10.000 lire, poi 15.000, addirittura 20.000 gli ultimi tempi. E, poi, all’improvviso, la Settimana Enigmistica ha smesso di pagarle. Grave errore, in mia opinione, privando mezza italia del sogno di campare facendo il risateadentistrettista; il danno di immagine è stato assai consistente per un risparmio di un centinaio di euro alla settimana. Da una rivista di classe come quella in questione non ce lo saremmo aspettati.
Le curiosità
Il lettore curioso non vorrà solo ridere, ma anche rimpinguare il nozionismo che è l’essenza della risoluzione dei cruciverba. A pagina 4 ("Leggendo qua e là…"), a pagina 12 ("Spigolature"), a pagina 18 ("Forse non tutti sanno che") e a pagina 39 ("Strano ma vero", questo e il precedente correlati di figure), c’è la possibilità di leggere curiosità di diverso tipo, quasi sempre inutili. Infatti è pur vero che forse non tutti sanno che "il corno anteriore d’un rinoceronte può superare i 130 centimetri di lunghezza" (25603), ma è altrettanto vero che a quasi tutti non gliene frega niente!
In queste curiosità ho rilevato talvolta imprecisioni e superficialità che sorprendono in una rivista della serietà della Settimane Enigmistica. Addirittura, in un’occasione ho trovato una vecchia barzelletta spacciata per fatto vero, e per di più senza un particolare che era essenziale (si tratta della storiella del tipo che vede un piatto prezioso usato per dar da mangiare al gatto).
Negli ultimi tempi, saltuariamente, le curiosità di pagina 4 sono proposte in forma di gioco, dovendo il solutore stabilire se esse sono vere o false. In tal caso, la pagina prende il nome di "Si può crederci o no?".
Conclusioni
Ammetto che quest’analisi della Settimana Enigmistica mi è sfuggita di mano, tanto che credo che ben pochi abbiano letto gli articoli per intero (se ci siete, battete un colpo!). Quello che all’inizio voleva essere un articolo un po’ scherzoso su un piccolo grande mito immutabile negli ultimi settant’anni è diventato una sorta di piccola panoramica spinguinante sull’enigmistica in generale, tuttavia senza la precisione e il rigore che un manuale di enigmistica richiede. Abbiate pietà. Ora è finita.