Sbagliando s’impara
Eh già, perché se tu fai in un modo e sbagli, la prossima volta non fai più così e quindi lo fai giusto.
Con queste esatte parole Mario il falegname, marito di Piera, mi spiegò il concetto intorno al 1981. Al momento mi sembrò lampante e geniale, ma se potessi reincontrarlo gli esprimerei i dubbi che da allora ho maturato.
- A volte i danni degli errori sono gravi se non irreparabili, quindi è meglio evitarli.
- Addirittura talvolta si ha una sola possibilità. Sapere di non poter fare in un certo modo, quindi, diventa inutile; l’esempio più comune è la prima impressione che si dà ad una persona appena incontrata.
- Assai spesso, per non dire sempre, esistono moltissimi modi per sbagliare e uno solo per fare le cose giuste. Forse è meglio ragionare invece di agire a casaccio come sembra quasi suggerire la tecnica di Mario.
- È vero che il metodo della ricerca scientifica si basa su tecniche che prevedono, nelle prime fasi, tentativi quasi casuali e relativi errori. Ma il nostro comportamento, soprattutto in ambito morale, non può prendere esempio da questo.
- Infine, non sempre il processo è lineare e riproducibile. Anche rendendosi conto dell’errore al termine di esso, talvolta non si riesce a capire dove sta il problema.
Tali obiezioni si rivolgono più alla spiegazione che al motto in sé, che pur essendo banale è sostanzialmente corretto.
Deluso dagli insegnamenti di Mario, ho raggiunto un’altra conclusione: meglio non fare mai nulla, così si evitano gli errori.