Oggi è il mio compleanno, faccio trentadue anni. È una cifra importante, poiché è una potenza di due. Auguri. Non ho mai capito perché si facciano gli auguri per il compleanno: implicitamente, forse, si augura all’interessato di arrivare al compleanno successivo, altrimenti non ci sarebbe ragione di augurare lunga vita o felicità proprio in questo giorno e non negli altri. In ogni caso, qualcuno potrebbe obiettare che la cosa porta sfiga, senonché la sfiga non esiste. Ma io divago.
Cosa ricordo dei miei compleanni? Mah, non molto! Io non sono mai stato una persona popolare, quindi non ho mai avuto molti amici con cui fare feste, quindi tutto sommato sono pochi gli anniversari che si sono fissati nella mia mente.
Il mio ottavo compleanno è stato poco frequentato. Ho invitato i miei compagni mia classe, e sono venuti in quattro. Gli è che il 26 giugno è il compleanno di Cesare e di Alessandro, e tutta la classe va alla loro festa. Andare ad un’altra il giorno dopo è fuori discussione (più per i genitori che per i bambini, ovviamente), e i compleanni vanno festeggiati esattamente nello stesso giorno, non è proprio possibile anticipare di un giorno. Però Enrico mi ha regalato il gioco in scatola de Il pranzo è servito che ho gradito molto e molto utilizzato.
Il mio decimo compleanno l’ho festeggiato a Sassello coi miei carissimi amici d’infanzia. Mia nonna Amelia ha preparato la torta al cioccolato e ha fornito me, Daniele, Marco e Simone di una Fanta a testa. Mia nonna ritiene che la Coca Cola faccia malissimo e quindi ripiega su bevande a sua opinione più salutari. Tanti auguri, gnam, e poi tutti a giocare a pallone in giardino. Ho un bellissimo ricordo del 27 giugno 1984.
Il mio diciottesimo compleanno è stato anch’esso in compagnia di pochi amici. Dalle mie parti non si usa fare grandi feste come invece in qualche modo è la prassi a Milano, dove da quello che sento tutti affittano discoteche e invitano interi rioni. Tuttavia, una cena a casa mia con Giampaolo, Andrea e Luca forse è stata eccessiva dal lato opposto. Di quel fatidico compleanno ricordo che mio padre aveva fatto preparare la mia torta perfetta, ma che l’ho appena assaggiata perché mia mamma ha poi distribuito il rimamente alle sue amiche.
Il mio ventesimo compleanno è stato invece più gaio. A un anno dalla maturità si ritrova la mia classe per una festa nel giardino di casa mia. Ho sofferto però il cambio di decennio: continuavo a ripetermi "venti, due zero, la mia gioventù è finita."
Il mio ventitreesimo compleanno è stato quasi inesistente. Nessun festeggiamento in assoluto, appena gli auguri della mamma e di un paio di amici. Stavo preparando un esame difficile, e quindi studiavo molto concentrato. Ho però sollevato gli occhi per un momento dalle dispense di Metodi per il Trattamento dell’Informazione per scambiarmi gli auguri con il mio compagno di studi Marco A., che è nato il mio stesso giorno e che si era addirittura dimenticato del suo anniversario. Chissà se oggi se lo ricorda.
Il mio trentesimo compleanno è stato sofferto. Ho patito di nuovo molto il passaggio di decennio, e mi sono sentito molto vecchio. Allo scoccare della mezzanotte, ero al cinema Ritz di Alassio a vedere Big Fish insieme ad un’amica. Le ho detto "La mia gioventù è terminata" e lei ha ritenuto che mi fossi addormentato.
Il mio trentunesimo compleanno è stato invece allegro, festeggiato con tante persone e dividendo la festa con altre tre. Un buon auspicio per il futuro.
Il mio trentaduesimo compleanno è oggi. Auguri.