Alassio, primavera 1986
Il giovane Luca è in prima media. Un giorno, come fonte di sollazzo, decide di portare a scuola una palla da tennis di gommapiuma, così da poter giuocare nell’intervallo coi suoi due compagni di classe maschi. La cosa non stupisca: la I A è costituita da 15 femminucce e 3 maschietti: la cosa non è particolarmente gradita a Luca, giacché egli è ancora nell’età in cui si preferisce la compagnia del proprio sesso. E dirò pure che, a posteriori, la qualità della materia prima femminile era comunque in generale piuttosto scadente sotto ogni punto di vista.
Ma torniamo al protagonista della storia. Dopo un paio di lanci in corridoio con Andrea e Simone, intervengono Quelli di Terza. Si tratta di una masnada di omaccioni enormi, tutti coi baffi. Essi sono Veramente Grandi: basti pensare che vanno a fumare in bagno! Comunque, come numero e prestanza fisica sono superiori ai primini, e conquistano la palla. Luca fa spallucce e pensa "Beh, tenetevela, se proprio volete" e se ne torna in classe.
L’intervallo volge al termine, quand’ecco che compare nell’aula della I A la minacciosissima figura della Preside, incazzata come un’ape, che tiene in mano la pallina di cui sopra.
– Chi ha portato questa?, sbraita l’autorevole dirigente scolastico.
Silenzio. Luca, che è sempre stato una persona responsabile, si fa avanti e sottovoce reclama la sua proprietà.
– Lo sai che questa pallina ha provocato una rissa lì fuori?
Infatti Quelli di Terza, invece di utilizzare la pallina per lanciarsela o altri sollazzi, hanno ben pensato di menarsi per il possesso dei un pezzo sferico di spugna sintetica. Sì, l’imbecilità umana non ha limiti.
– Ma io…veramente…non partecipavo alla rissa, prova il colpevole ragazzetto a difendersi.
– Ah, capisco. Tu ti limiti a procurare il movente, dice sarcastica quella gran zoccola.
Si volta e se ne va, lasciando il sensibile ometto umiliato e terrorizzato. Mi auguro che la Preside abbia fatto un culo ben maggiore a Quelli di Terza, ma ho il forte sospetto che il padrone della pallina abbia fatto da capro espiatorio.
Vittima di questa terribile ingiustizia, è vent’anni che attendo che il karma faccia il suo corso e di ottenere quindi qualcosa in cambio. Per ora, niente.