Ad Alassio, nel sottopassaggio antistante la stazione ferroviaria, è stata attivata una lodevole iniziativa: ci sono diverse bancarelle incustodite con libri di vario tipo; chi vuole, può regalare libri limitandosi a lasciarli lì; viceversa è possibile acquistarli lasciando una donazione (“minimo un euro!” minaccia un severo cartello) a favore della ricerca contro il cancro. L’offerta è piuttosto vasta, e inevitabilmente scadente: c’è gente che lascia pacchi di riviste, addirittura ho visto elenchi telefonici vetusti e opuscoli della chiesa. Che cacchio, dovrei lasciarti un euro per un “Chi” di sei mesi fa? E allora preferisco limitarmi a fare un’offerta senza nulla in cambio! Va anche detto che cercando con calma ogni tanto si trova qualche gioiello; sono ad esempio fortemente tentato dai romanzi di Beverly Hills 90210 che mi occhieggiano da qualche tempo, e mesi fa ho trovato uno splendido libro di informatica degli anni ’80 scritto, per farlo sembrare futuribile, con un font identico a quello delle stampanti ad aghi (questo libro merita un post a parteche prima o poi arriverà).
Uno dei sempreverdi del sottopassaggio della stazione è costituito dai libri scolastici, e in questo periodo la scelta è abbondante: evidentemente le mamme acquistano i nuovi libri e sbolognano nelle bancarelle quelli vecchi e ormai “inutili”. Uno di questi lo ho acquistato, prima della scorsa estate: si tratta di un sussidiario di quarta elementare intitolato Una marcia in più datato 1993. Solo dopo l’acquisto ho finalmente realizzato che “sussidiario” significa “oggetto che fornisce un sussidio (allo studio)”: io ero sempre stato convinto che fosse un “sussi-diario”, cioè un diario che, boh, sussa (ma senza mai capire cosa significasse). Ho anche riscoperto con delizia un’usanza che avevo rimosso: quella di ricoprire i libri con una fasciatura di plastica colorata semitrasparente (tipicamente verde, blu o rossa), spesso con l’etichetta col nome.
Questo sussidiario ora staziona nel mio bagno e ad ogni, ehm, seduta ne leggo alcuni brani e scopro qualcosa di nuovo. Ad esempio che l’economia del Molise è basata sull’agrucoltura e la pastorizia, che sull’impero di Carlo V non tramonta mai il sole, che l’aria calda sale e quella fredda scende come potete verificare voi con un semplice esperimento, che l’area di un rombo è diagonale per diagonale diviso due, ma anche (magia!) base per altezza diviso due.
Il mondo dei sussidiari, nel 1994, non è diverso da quello che avevo conosciuto io nella prima metà degli anni ’80. Ho rilevato solo qualche piccola differenza in matematica (nessuna traccia di algoritmi per effettuare le operazioni, maggiore attenzione ai concetti algebrici e topologici) e nella terminologia (insistenza sull’espressione “elementi antropici” in geografia, ad esempio) e, dal punto di vista pedagogico, negli esercizi che invitano i bambini a verificare le nozioni da soli. Ma la sostanza è quella: d’altronde, i programmi ministeriali sono gli stessi, non ci si può ricamare sopra moltissimo.
Ormai son passati quindici anni e Una marcia in più è ormai obsoleto a sua volta: chissà se nel nuovo millennio qualcosa è cambiato, e se ora l’area del rombo si calcola in un altro modo. Secondo me no.
49 Comments »
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sussi-diario: memorie di una bucchinara
Comment di golosino • 19 Novembre 2007 09:50
Questa è incredibile, xx: anche io ho realizzato solo di recente (sfogliando il mio, ritrovato in soffitta) che la parola “sussidiario” ha il significato ovvio che tu espliciti e non è un semplice nomignolo per un “diario” (il diario che “sussa” non era passato per la mia bambinesca mente: pensavo più a qualcosa di mielosamente amichevole o stupidamente infantile, non so avrebbe potuto anche essere “cippi-diario” o “cocco-diario”). Il fatto è che la parola “sussidio” per un bimbo di terza elementare è assolutamente priva di significato (magari qualche secchione la conosceva, io no) e, conseguentemente, la parola sussidiario non porta il bambino a collegarla ad una parola che non conosce! Due considerazioni: a) evidentemente chi ha coniato il nome non si è curato minimamente di renderlo intelligibile ai suoi principali fruitori e questo è abbastanza normale considerata la distanza siderale che passa normalmente tra gli editori e le reali esigenze degli scolari. b) le maestre non si sono curate di spiegare nemmeno il titolo del futuro libro di testo, e questo è meno ovvio!
Ecco, ora ho messo a fuoco il senso di fastidio che ho sempre provato da bambino di fronte a questo oggetto: era lo sconcerto di fronte a un oggetto di uso quotidiano che o aveva un nome stupido e privo di significato o aveva un nome fuori dalla mia portata.
Comment di kotekino • 19 Novembre 2007 10:50
In realtà, come dice giustamente Kotekino, non è che pensassi chissà che: sussi-diario, un diario con qualche prefisso strano. E’ piuttosto strano però che io, che ero un bimbo molto curioso e tempestavo di domande tutti coloro che avevano a che fare con me, non abbia mai chiesto cosa significasse. Probabilmente immaginavo che il nome non nascondesse nulla, esattamente come non chiedevo perché un “albero” si chiama così.
Anzi, ripensandoci forse mi ero convinto che ci fosse una relazione con “abbecedario”, parola imparata con Pinocchio. In prima e in seconda usi l’abbecedario, poi passi ai sussid(i)ario.
Comment di xx • 19 Novembre 2007 11:37
In pratica con l’abbecedario impari l’abc e con il sussidiar(i)o impari le ultime lettere dell’alfabeto ?
In realtà so perchè io, bambino altrettanto curioso, non ho mai chiesto lumi sulla semantica della parola “sussidiario”: perchè, come tutti i nomi che mi suonavano stupidi, mi vergognavo a pronunziarlo provando un misto di imbarazzo per me stesso che usavo la parola idiota e l’interlocutore che doveva sopportare qualcuno che pronunciava parole idiote (o meglio imbarazzo sempre per me che ero colui che sottoponeva l’interlocutore al disagio di dover ascoltare una parola idiota).
Comment di kotekino • 19 Novembre 2007 12:07
O ero secchiona o la maestra è stata particolamente all’altezza del suo ruolo. O forse tutte e due.
Comment di Chicca • 19 Novembre 2007 13:10
Che bambina brava e fortunata allora! ;)
Riflettevo anche sul fatto che la presenza casuale della sequenza di lettere “diario” nella parola “sussidiario” abbia comunque giocato un brutto scherzo a noi ignorantoni: ma non è che era proprio quella l’intenzione degli editori ? Coniare un termine che fosse allettante per i bambini (più scemi) e autorevole per gli insegnanti (più ingenui) ? Ricapitolo. Le categorie di persone che si rapportarono al sussidiario si possono suddividere come segue:
a) bambini ignoranti e stupidi (ci sono, no?): che bello! quest’anno studiamo su un diario tutto speciale, il “Sussy-diario”
b) bambini ignoranti ma sensibili (kotekino, xx): che tristezza, non potrò mai studiare su un diario che si chiama in modo così scemo.
c) bambini colti (chicca): che bello! questo nuovo testo sarà un sussidio per la mia formazione culturale
d) insegnanti ingenui (insegnante di xx, insegnante di kotekino): che bello! questo nuovo testo fungerà da sussidio al mio insegnamento
e) insegnanti capaci (insegnante di chicca): bello ma criptico nel nome! per prima cosa spiego lo spiego ai miei studenti!
f) insegnanti scemi (ci sono, ci sono!): che bello! quest’anno insegnerò su un diario tutto speciale: il Sussy-diario!!!
Comment di kotekino • 19 Novembre 2007 13:56
Mi vedo costretto a continuare la serie di commenti rompic*******i… ho cercato di resistere…giuro…non ce la faccio: la formula dell’area dell’area del rombo e’ sbagliataaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Hai due possibilita’: puoi apprezzare l’attenzione e la dedizione con u ileggo questo blog (bicchiere mezzo pieno) o puoi bollarmi come maledetto rompic******i e non venire mai piu’ a trovarmi nella fredda svizzera (bicchiere mezzo vuoto).
Comment di inde • 19 Novembre 2007 14:06
Cazzarola XX, mi hai aperto gli occhi! Tutti questi anni rovinati per un semplice errore di interpretazione…
Comment di deedrew • 19 Novembre 2007 14:13
Inde: mappork! Che figura di popò! Qui è pieno di gente che ti fa le pulci se sbagli un accento, ma ci vuole un matematico per correggere l’area del rombo!
Chicca: complimenti a te e alla maestra. Ma è la stessa che usava i codini come manubri?
Kotekino: sempre meglio avere una passione per la tassonomia che non per la tassidermia.
Deedrew: ma hai ancora un mucchio di anni in cui potrai sfoggiare la tua conoscenza della parola “sussidiario”.
Comment di xx • 19 Novembre 2007 14:47
Io credevo che il sussidiario c’entrasse qualcosa con mia sorella, Susanna per l’appunto. Anche perchè il destino ha voluto che quello adottato dalla sua maestra portasse proprio la dicitura nel titolo, mentre quello adottato dalla mia no. Poi aggiungete il fatto che ero (mi piace pensare che ora non sia così) abbastanza cretino e che avevo la tendenza a storpiare le parole (dicevo pultroppo, mi martiorio, pioprio ecc) mi ero fissato che si dicesse il Susi-diario.
Comment di serir • 19 Novembre 2007 15:05
xx: come si può definire la classificazione delle categorie di persone che praticano l’arte dell’imbalsamazione degli animali ? Tossonomitassidermica ?
Comment di kotekino • 19 Novembre 2007 15:09
Io il sussidiario non l’ho mai avuto, nella mia scuola si praticavano metodi innovativi e usare il libro di testo era considerato nozionistico e antiquato: piuttosto, le maestre ci facevano fare le ricerche usando la biblioteca di classe, giornali e riviste, oppure dettavano appunti e davano fotocopie.
Un giorno pero’ trovai in casa il sussidiario di mia madre e lo lessi con curiosita’: per i riassunti che conteneva, fu un utile complemento e ausilio (o anche un sussidio) alle preparazione dell’esame di quinta!
Comment di MCP • 19 Novembre 2007 20:56
No, quello dei codini era il maestro Paolo P., la maestra era Clara B.D.M.. Passata a miglior vita nel 1989. Forse pechè era troppo brava. Anche Paolo P. non se la cavava male. Aveva solo un paio di difetti (oltre a usare i miei codini per preparsi all’esame per la moto): era milanista e appendeva i poster del milan in classe (disgusto e raccapriccio); non faceva giocare a pallone le bambine, dicendo che era un sport “da maschi” (l’ho odiato). poi, il fatto che in terza elementare ci desse problemi di terza media, mi ha creato un po’ di problemi iniziali, ma facilmente risolti con una bella sessione di psicanalisi intorno ai vent’anni.
Comment di Chicca • 19 Novembre 2007 22:09
Kotekino: i bambini colti vanno all’inferno. E’ risaputo che beati sono i poveri di spirito. ;)
Comment di Chicca • 19 Novembre 2007 22:10
beati i poveri di spirito, perché degli astemi è il regno dei cieli. ma… ma.. è terribile!
Comment di golosino • 20 Novembre 2007 11:58
Ma no!! Ma come fa il regno dei cieli ad essere degli astemi, quando Gesu` stesso si preoccupo` di trasformare l’acqua in vino… Dai, quel giorno stava scherzando… ;-)
Comment di Botty • 20 Novembre 2007 14:22
Anch’io da bambino ho sempre pensato che “sussidiario” fosse “la parola con cui si indica questo libro di testo”, senza chiedermi altro. Facendo un passo avanti rispetto ai più dei presenti, però, realizzai subito che non era affatto un diario, visto che non aveva nulla in comune con il mio diario (niente giorni della settimana, niente vignette di Sturmtruppen). Trovo in effetti più curioso che si pensi che il sussidiario (che appare chiaramente come un qualunque altro libro di testo) possa essere un diario, e credo che questa percezione forzata sia psicologicamente interessante da analizzare. E’ come se una matita di marca “Ringomma” venga pensata come gomma (magari sfruttandone il gommino) e non come matita.
Comunque, a proposito di “sussidiario” lo Zingarelli ci ricorda (oltre al fatto che la parola è in uso già dal 1564) un’accezione aggettivale che avrebbe potuto aiutarci a sbrogliare subito la nostra incognita infantile, perché ci capitava davanti abbastanza spesso: “fermata sussidiaria” (in tempi successivi, con la progressiva dealfabetizzazione dell’era catodica, la scritta su quei cartelli del bus cominciò a essere sostituita con “fermata temporanea”). (Oggi forse c’è scritto “fermata sbagliata”).
Comment di Kumagoro • 20 Novembre 2007 15:17
Ok, e` giunto il momento di fare outing… Mai, prima dell’uscita di questo post, mi ero posto il problema del significato del termine “sussidiario” associato al libro.
Per me, sussidiario era, tout court, la
Peggio ancora… mai, prima dell’ultimo commento di Kumagoro, avevo riflettuto sul fatto che conosco benissimo il termine ‘sussidiario’ (sono uno dei matusalemmi che puo` vantare di aver letto una scritta ‘fermata sussidiaria’) e, ciononostante, per me il termine in se stesso e il libro di testo continuavano a restare cose distinte…
Fate qualcosa per me… Chesso`… sparatemi… ;-)
Comment di Botty • 20 Novembre 2007 16:21
Kuma: se andiamo avanti di questo passo, complice la catodizzazione della cultura, prossimamente sui cartelli ci sara` scritto: “cazzo ci fai qui… guarda che dovevi scendere piu` in la’”
Comment di Botty • 20 Novembre 2007 16:23
ennò, troppo facile. ti lasceremo in vita così sarai costretto a fronteggiare questa tua mancanza per il resto della tua ormai insopportabile esistenza… bwahahahahahahah. bwahahahahah. bwah… coff coff… ehm… hah!
Comment di golosino • 20 Novembre 2007 16:23
…gh…
Comment di Botty • 20 Novembre 2007 17:47
Interessantissima l’osservazione di Kumagoro (POO che, per chi non se lo ricordasse, è acronimo per Possente Orso Onniscente e non il verso che fa il padre di Ranma quando si trasforma in Panda): come si fa a scambiare per diario qualcosa che, anche per un bambino, diario non è ?
Provo a rispondere attraverso la mia esperienza personale: seppur ignorante, da bambino avevo sentito nominare la parola diario anche non in relazione al diario che ero solito utilizzare per marcare i compiti, scrivere avvisi e leggere le vignette di Sturmtruppen; e in particolare avevo associato tale parola al concetto di “libro di una qualche tipologia che mi sfugge” (es. Il diario di Anna Frank). Quindi conscio dei miei limiti e non pretendendo di assumere che la parola “diario” indicasse quello che nella mia vita quotidiana aveva sempre indicato – un diario e basta – ho dato per ragionevole che il mio libro di testo potesse essere uno di quei libri di una qualche tipologia che mi sfuggiva, nominati “diario”. Visto poi che a quei tempi ho sempre avuto una fortissima allergia anche solo ad aprire libri (di testo e non) non ho mai avuto la controprova.
Sono stato convincente o questo è solo un’espediente per aumentare la mia quota-logorrea ?
Comment di kotekino • 20 Novembre 2007 18:24
“Il sussidiario di Anna Frank”, testo meno noto a causa dell’ostracismo delle lobby revisioniste antisemite, consisteva infatti in una serie di esercizi e brani informativi messi insieme dalla piccola giudea, come “La coltivazione della barbabietola da zucchero in Renania”, “La costruzione dei canali di Amsterdam” e “Sapevi che dalla cenere di combustione organica si può ricavare il sapone? Provaci anche tu insieme ai tuoi amici”.
Comment di Kumagoro • 20 Novembre 2007 21:29
Questo però lo DOVETE vedere: sono gli ultimi minuti del film su Anna Frank diretto da George Stevens nel 1959.
http://www.youtube.com/watch?v=AS8oXt32h0I
Sarà per la vocina melliflua del doppiaggio italiano, sarà per il tremendo tappetone di violini strazianti senza pausa, sarà perché non sapevo che Anna Frank si nascondesse in compagnia di James Dean (non per niente Stevens è il regista de “Il gigante”), ma io dopo meno di un minuto mi sentivo già un po’ nazista. Dopo due ho cominciato a sognare di poter chiamare personalmente le SS e denunciare quell’insopportabile suorina. Quando le sirene la zittiscono (perché i nazisti rastrellavano annunciandosi con le sirene cinque minuti prima, certo) si prova un notevole senso di sollievo. Ma bisogna tener duro fino alla fine per scoprire l’orrendo HAPPY END che è stato appiccicato a questo film.
Comment di Kumagoro • 20 Novembre 2007 21:30
Cronaca di un successo annunciato: su Nonna Google non esiste ancora nessun sito che contenga le parole “il sussidiario di Anna Frank”. Il che comporta che fra qualche ora il primo e unico sito che apparirà saranno i Pinguini. Grazie Kuma, l’appellativo che ti ho appioppato appare una voltà di più assai meritato.
Comment di kotekino • 20 Novembre 2007 22:40
La mia idea di “diario”, per quanto riguarda quello che sussa, era che fosse un libro che ti accompagna lungo l’anno scolastico, in questo modo sviluppando la dimensione temporale tipica del concetto di diario.
Kuma: il diario di Anna Frank ci era stato consigliato dalla maestra. Anche se parlava di ebrei, che a lei erano mica tanto simpatici, era comunque un’ottima occasione per coltivare il senso di colpa che ogni buon cattolico deve sempre tenere desto. Una mattina ce ne parlò, e arrivato a casa chiesi a mia madre dove potevo trovare il “diario di Anna Franca”.
Serir: “mi martiorio” sta per cosa?
Comment di xx • 21 Novembre 2007 13:20
@xx Mi martorizzo! Era un verbo che usavo molto, trovavo buffo dirlo ogni volta che mi facevo male.
Comment di serir • 21 Novembre 2007 15:10
Quoto il commento 22 di kotekino e il 26 di xx. Credo che ci stiamo avvicinando al nucleo del problema, signori. Mi permetto di ricapitolare gli snodi pregnanti:
a) il termine ‘diario’ rimandava ad un’area semantica dai contorni indefiniti, i cui fantasmatici confini sfuggivano alle nostre esperienze infantili. Oltretutto, gli stessi diari propriamente detti palesavano un’irritante varietà di fogge (qualcuno si ricorda quelli componibili, le cui diverse sezioni andavano acquistate separatamente? Penso sia stata la mia prima esperienza col concetto di “personalizzazione”).
b) la struttura del “sussidiario”, organizzato per pagine giornaliere, sviluppava la dimensione temporale tipica del concetto di diario, come dice xx, il ché contribuisce a sfumare i confini dei due oggetti.
Infine, ci metto del mio: l’idea di ‘sussidiario’ come ‘diario che sussa’ deriva anche dalla brutale soppressione del sostantivo. L’approccio linguistico dei bambini è diverso da quello di un adulto, è nominale più che aggettivale: spostando l’accento, il sussidiàrio acquisiva un’identità e un nome che nessuna spiegazione grammaticale avrebbero potuto separare.
Comment di Oneiros • 22 Novembre 2007 11:47
Con la magistrale sintesi di Oneiros possiamo dichiarare spiegato l’interrogativo proposto da Kuma:
Hai altri interrogativi per noi, amico orso ? (interrogativi in-topic, per quelli off-topic c’è un altro post)
Comment di kotekino • 22 Novembre 2007 13:30
La densità media dell’universo è pari, superiore o inferiore a 1?
L’universo è sempre in topic. E poi nei sussidiari di oggi magari l’interrogativo viene posto (subito dopo la spiegazione di come funziona un’agenzia per modelle).
Comment di Kumagoro • 24 Novembre 2007 00:48
Bello questo thread sui sussidiari.
Nei primi anni ’70 (piu` o meno negli anni tra le rispettive uscite di In the Court of the Crimson King e Starless and the Bible Black) io usavo Nuova Vendemmia. Se mi ricordo bene, c’era una frase che non ho mai capito perche` ce l’avessero messa:
CUM SERVATA SINT OMNIA QUAE SERVANDA ERANT
Miscelando le successive esperienze, mi suona minacciosamente assonante a:
QUODDAM UBIQUE, QUODDAM SEMPER, QUODDAM AB ALIQUO CREDITUM EST
Comment di Halberdier • 26 Novembre 2007 14:21
Errata corrige:
QUODDAM UBIQUE, QUODDAM SEMPER, QUODDAM AB OMNIBUS CREDITUM EST
Comment di Halberdier • 26 Novembre 2007 14:59
Halberdier: Un sussidiario che si chiama “Nuova vendemmia” mi pare inquietante. Dà l’idea che i bambini vengano colti e selezionati e poi scartati se non hanno imparato bene gli affluenti di destra del Po.
Odio dirlo, ma il mio latino è troppo arrugginito per tradurre quelle due frasi. La prima, forse, è “Affinché siano conservate tutte le cose che dovevano essere conservate”. La seconda proprio non so.
Kuma: quest’estate ho letto un libro che mi ha illuminato sulla semplicità dell’idea di curvatura dell’universo. Non c’entra con la densità, ma volevo dirlo.
Comment di xx • 26 Novembre 2007 17:14
Spulciando lo strumento del demonio:
La Sacra Congregazione del Clero (…) dettò le norme con circolare del 20 agosto 1924 disponendo la vigilanza con gli ispettori (onorari) di religione. Per la scuola materna e per le scuole elementari era stata predisposta una Guida per l’insegnamento religioso e i testi dovevano avere non solo l’approvazione o imprimatur del Vescovo, ma una formula predisposta dalla Congregazione, che suona Cum servata sunt [sembrerebbe un errore di trascrizione] omnia quae servanda erant, imprimatur.
Quindi il tuo sussidiario sembrerebbe aver avuto l’imprimatur del Vescovo: che uomo fortunato!
La seconda frase (“quella cosa che ovunque, sempre e da tutti, è creduta” se il mio mediocre latino non è troppo arrugginito) non saprei proprio a cosa sia riferita…
Comment di kotekino • 26 Novembre 2007 18:19
Kuma: la densità dell’universo si misura in grammi per centimetro cubo. Quello a cui alludi tu è il parametro Omega, ovvero il rapporto tra la densita’ di materia totale presente nell’Universo e la densita’ critica (che è 10 elevato alla -29 g/cm3). Questo numero puro (che potrebbe essere inferiore, superiore o pari a 1) determina se l’universo è aperto (espansione perenne), chiuso (collasso, big crunch e nuovo big bang) o piatto (rallentamento progressivo dell’espansione).
E la risposta la sa solo Domineddio, anche se non credo che ce lo dirà mai…
Comment di kotekino • 26 Novembre 2007 18:42
Strumento per demonio per strumento del demonio (molto piu` in tema di quanto non crediate… hehehe…) si trova anche la spiegazione della seconda frase. Il fatto che la prima frase sia un imprimatur vescovile e Halberdier vi abbia associato la seconda aggiunge turbamento… ;)
Solo per me “Nuova Vendemmia” ha un je ne sais quoi di proclami del Ventennio?
Comment di Botty • 27 Novembre 2007 10:39
Forse Botty allude alla stregoneria (grazie Demonio per avermi instradato con il tuo Nuovo strumento verso il ritrovamento del tuo Vecchio, ma collaudato, strumento)
E’ vero Botty, quel titolo fa molto “Forgiamo una nuova stirpe di giovani patrioti!”. Terrificante…
Comment di kotekino • 27 Novembre 2007 10:46
Kotekino: a me “omega” fa ridere perché ricordo la prima lezione di Fisica I in università quando il professor Pippo R. continuava a ripetere “omèga, omèga, omèga” e il nostro buon compagno Marco A. lo apostrofò “O mega-stronzo, stai zitto!”
Comment di xx • 27 Novembre 2007 13:48
Ricordo come se fosse ieri. Impagabile Marco A. (detto C.)
Che fine ha fatto Pippo R. altrimenti conosciuto come perfetto sosia di Riccardo Patrese ?
Comment di kotekino • 27 Novembre 2007 15:03
quoddam ubique, quoddam semper, quoddam ab omnibus creditum est
e` una citazione cinematografica: in Suspiria (Dario Argento, 1977) si dice che la magia e` cio` che sempre, dovunque e da tutti e` creduto. La magia nella fattispecie viene dalla malefica strega Elena Markos, alias Mater Suspiriorum, alla testa di una congrega di streghe camuffate da scuola di ballo, fonte di atroci trucidazioni alle allieve.
Comment di Halberdier • 27 Novembre 2007 15:04
La scuola di ballo e` il male a priori!! :-D
Comment di Halberdier • 27 Novembre 2007 15:34
Belin, il proxy…
La scuola di ballo e` il male e` mio!!!!
Uff… che vita….
Comment di Botty • 27 Novembre 2007 15:39
Kotekino: sono felice che ti prodighi in mia assenza, sostituendomi nel ruolo di dispensatore di post saputelli. :-)
Il secondo, peraltro, posso ricondurlo parola per parola a una pagina madre della Wikipedia inglese che ultimamente leggo per rilassarmi: http://en.wikipedia.org/wiki/Ultimate_fate_of_the_universe. Quella cosmologica è una delle sezioni più vaste e curate di wiki (subito dopo quelle sui telefilm). Ovviamente non ci capisco per lo più una mazza (ma miglioro: il mese scorso ero al livello “non ci capisco una mazza -1”), e seguo tutte le centinaia di link evocati a ogni paragrafo, ragion per cui non arriverò mai a fondo pagina. (Se non barando: a volte saltabecco, poi mi vengono i sensi di colpa e torno indietro).
Non so se preferirei un universo chiuso in cui le parallele alla fine s’incontrano (“universo del lieto fine”), o un universo aperto in cui le linee che non s’incontrano non sono mai equidistanti (“universo dell’incomunicabilità”). Di sicuro non mi piacerebbe un universo piatto, sarebbe davvero noioso.
Comment di Kumagoro • 28 Novembre 2007 02:11
perche fai schifo . nel salotto
Comment di leito • 6 Maggio 2008 07:14
In cucina, in tinello e nel corridoio invece sono un bel figurino.
Comment di xx • 6 Maggio 2008 07:38
Luca, l’area del rombo è ancora sbagliata, almeno in una delle due ipotesi.
Comment di Carlo • 6 Maggio 2008 09:00
Ah sì? E quale?
Comment di xx • 6 Maggio 2008 09:04
No, è che ho un browser che non legge gli strike.
Comment di Carlo • 6 Maggio 2008 10:01
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Comment di Kristen • 17 Febbraio 2014 00:11