Il primo volume di ProGlo dopo le uscite di Lucca 2007 si è fatto attendere ma, per saturno, credetemi che ne è valsa la pena. Signori, da un mesetto abbondante è a disposizione Quattro Dita di Rich Kowsloski.
Confesso di trovarmi in imbarazzo, perché molto di quello che vorrei dire su Quattro Dita è già detto egregiamente nella cartella stampa. Una volta tanto non per pigrizia ma per umiltà vi incollo quello che i miei egregi colleghi di ProGlo hanno scritto.
L’opera
Quattro Dita ripercorre la vita di Dizzy Walters, indiscusso genio dell’animazione americana, attraverso mezzo secolo di storia Hollywoodiana. Ma Quattro Dita è anche la storia vera della vita di un topo di nome Rickey Rat, un tempo fulgidissima star del cinema animato, adesso vecchio e alcolizzato cartone che blatera di strane storie e ancor più strani complotti…
Quattro Dita si presenta nella forma (del tutto inedita per un fumetto) di falso documentario (o mockumentary, come si dice in inglese), innestandosi sulla via già tracciata da capolavori cinematrografici come Zelig e This is Spinal Tap. Koslowski rielabora il genere del mockumentary per il medium fumetto, inserendo interviste esclusive, fotografie d’annata, eventi e personaggi che hanno fatto la storia del cinema e degli Stati Uniti: l’operazione di mimetizzazione è talmente ben riuscita che sembra di assistere a una puntata di Behind the music, lo show televisivo a cui l’autore si è ispirato, ambientata in un universo parallelo.
Il punto di vista che sottostà all’opera è, se non inedito, del tutto non convenzionale: Koslowski immagina che i cartoon siano dotati vita propria nell’America degli anni ’50 e ‘60, e racconta di una comunità ghettizzata che tanto ricorda quella afroamericana: un tema già suggerito in opere come Chi ha incastrato Roger Rabbit, ma qui reso con tutta la crudezza e il cinismo idonee a un’opera che pretende di raccontare una realtà, seppur fittizia (ma neanche tanto, se si pensa alla fonte d’ispirazione di un gran numero dei primi personaggi dei cartoons. Questi ultimi derivavano, in effetti, da una visione stereotipata delle minoranze etniche, tipica anche delle riviste di vaudeville).
Una graphic novel che riallaccia fili e temi della storia sommersa d’America (come la caccia alle streghe, i Kennedy e l’interazione razziale) e tesse un unico grande affresco al cui c’entro c’è lui, il topo più importante di Hollywood. Quattro Dita racconta di pettegolezzi e Storia, passioni e vizi, successi e fallimenti, che si stringono, come cerchi concentrici, verso la madre di tutte le teorie del complotto.
Anche dal punto di vista del linguaggio l’opera offre degli spunti d’interesse, non solo per la componente sperimentale offerta dalla particolare struttura del lavoro, ma anche dal modo in cui questa struttura viene esplicitata. Ci troviamo davanti a due modulazioni diverse del linguaggio che interagiscono: le sequenze ambientate nel passato narrativo, che presentano materiale d’archivio raccontato in voce off, vengono rese tramite l’uso di fotografie e collage, con una struttura libera della pagina e testo che si sovrappone alle immagini, laddove le sequenze che illustrano il presente narrativo, le interviste, sono completamente disegnate, con tavole prevalentemente in griglia fissa di due righe (metodo che rende alla perfezione il tempo televisivo dell’intervista), griglia che occasionalmente, in alcuni momenti di maggior tensione drammatica, viene scardinata. I due metodi interagiscono a meraviglia, imprimendo un senso di movimento a un’opera che altrimenti sarebbe apparsa ingessata.
Quattro Dita deve certamente buona parte del suo primo impatto al ben posizionato twist della trama, di stampo cospirazionista, che avviene nella prima parte del volume, ma è anche un’opera che, alla rilettura, offre una serie di spunti di riflessione non banali non solo sui retroscena dell’industria dello spettacolo, ma anche sul rapporto fra fruitori e personaggi di fantasia.
Ecco qu, fine cartella stampa. E non dite che non vi è venuta voglia di leggerlo…
Personalmente vorrei rimarcare di non credere, come può apparire dalla descrizione, che si tratti di una riscaldatura di Roger Rabbit. L’idea di base è simile (i cartoon vivono realmente e sono attori dei film animati in un mondo di umani), ma la direzione presa, e il tono con cui viene trattato, è completamente differente. Sostenere che Quattro Dita è come Roger Rabbit sarebbe un po’ come dire che i “Promessi Sposi” è come “Se scappi ti sposo” perché entrambi parlano di matrimoni che non si riescono a concludere.
Retroscena: il titolo dell’opera
Il titolo originale di Quattro Dita è Three Fingers. Sì, “three”. In ProGlo nessuno è laureato in lingue, però sappiamo abbastanza l’inglese per sapere che “three” non si traduce con “quattro”. Però sappiamo anche che il fumetto parla della ragione per cui i cartoni animati hanno di solito quattro dita. E allora? La soluzione al busillis sta nel fatto che “finger” significa “dito che non è il pollice”: una traduzione letterale sarebbe quindi Tre dita più il pollice. Direi che Quattro Dita suoni molto meglio.
Ciononostante, il parto di questo titolo è stato molto dibattuto, poiché esiste già un Quattro Dita, opera di Milo Manara, e soprattutto perché in alcune regioni italiane è il modo con cui si indica una donna, ehm, “facile”. Si sottintende cioè che tale donna abbia una vagina che, a causa dell’usura, è sufficientemente larga da accogliere con facilità, appunto, quattro dita. La soluzione alternativa era di utilizzare il titolo originale Three fingers, al limite apponendo Quattro Dita come sottotitolo. Io ero per questo partito, ma poi a furia di ripetere il nome ha iniziato a suonarmi bene; se aggiungiamo che già troppi titoli di ProGlo sono rimasti col titolo originale, sono convinto che la scelta sia stata quella giusta.
Conclusioni
Quattro Dita è uscito a metà luglio, in ritardo rispetto al previsto a causa di qualche malaugurato problema con la copertina. E’ un periodo dell’anno editorialmente sfigato, a causa di vacanze di librai e distributori (e clienti!), ma ciò non toglie che al ritorno dalle vostre vacanze dovreste trovarlo senza grosse difficoltà, come al solito, nelle librerie più grosse o quelle più lungimiranti. E se non lo trovaste, le spese di spedizioni sono gratuite se lo ordinate sul sito di Proglo. Sì, costa 19 euro, che possono sembrare tanti. In realtà, visto il formato piuttosto grande, è in linea coi prezzi dei fumetti da libreria in Italia. Vi abbiamo abituato troppo bene coi volumi precedenti! Credetemi, date a Quattro Dita una chance e non ve ne pentirete!
Quattro Dita
di Rich Koslowski
Brossurato 25,5×21 cm – 144 pagine b/n – 19 euro
ISBN 978-88-903071-7-1
Disponibile da luglio 2008