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Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Dramma tropicale

Eravamo nella giungla con le balle a penzolon
arrivarono gli indiani e ci tagliarono i coglion
O Susanna, non piangere per me
Ho le palle di riserva nel taschino del gilè.
(ovviamente, cantato sull’aria di “O Susanna”)

Mi è sempre piaciuta questa canzoncina parodistica, l’ho sempre trovata molto elegante. Sì, davvero: innanzitutto, si usano tre sinonimi diversi per lo stesso oggetto, balle, coglion, palle. Marco B., amico di Sassello, usava la parola coglioni per tutte e tre le occorrenze, con un risultato decisamente più volgare e meno efficace. Inoltre le situazioni evocate sono spassosissime: si immaginino alcuni cowboy con lo scroto in bella evidenza che si fanno strada tra le liane della giungla (giungla? Sì, ci arrivo), quand’ecco che, uauauauaua, sbuca una tribù di Sioux che zac! non trova di meglio da fare che evirare i nostri eroi. Uno di essi si rivolge alla sua bella che, presumibilmente, non piange solo per il vaccaro suo amante ma anche per se stessa, e, espettorando tabacco in una sputacchiera, tira fuori dal taschino del suo gilè, immancabile capo di vestiario nel vecchio west, una coppia di attributi virili di ricambio. Seguono baci e abbracci.
Giungla, appunto. Diamine! Siamo nel vecchio west, ci sono indiani, gilè e Susanna, cosa ceppa c’entra la giungla? Esiste una versione più sensata e probabilmente più comune che inizia con eravamo nella valle, cosa che ha molto più senso geografico, e in più costituisce anche una rima interna con balle. Però la giungla fa molto più ridere, quindi io continuerò a cantare questa strofa collocando l’azione in Africa.
(Soluzione alternativa: gli indiani sono indiani d’India, e la giungla è perfettamente coerente. Lo è un po’ di meno il gilè, almeno per i gentiluomini inglesi probabili vittime dell’incidente)

Vado in vacanza, ché intanto in questo periodo non mi legge nessuno. Ci si sente tra un po’!