Sfogliando gli annunci di lavoro, mi capita abbastanza spesso di trovare qualcuno che cerca un contabile finito. Mi immagino la scena del colloquio di lavoro.
Prima arriva un contabile con qualche speranza. Prende posto allegro e con entusiasmo racconta di tutte le sue esperienze e di tutti i suoi sogni per il futuro. Il severo interlocutore lo inquadra subito, gli fa qualche domanda per cortesia ma è abbastanza rapido nel concludere con un “le faremo sapere” che non lascerebbe spiragli a nessuno. Ma non al nostro candidato, che però paradossalmente non vuole nessuno.
Poi tocca a un contabile incompleto. Ha un braccio solo, metà della testa, la gamba sinistra dal’attaccatura al ginocchio e quella destra dal ginocchio al piede. Purtroppo la metà della testa che ha non comprende la bocca, e il suo unico braccio non è quello con cui sa scrivere, quindi l’intervista si svolge tra l’imbarazzo degli astanti. Ci si capisce un pochino a gesti, ma il contabile incompleto capisce abbastanza in fretta che il posto non è suo. Se ne va, e la segretaria si subisce una sfuriata per la situazione difficile in cui ha messo i suoi capi.
Infine è il turno del contabile illimitato. Ci mette un bel po’ a entrare nella stanza e a sedersi (un tempo infinito, a dire il vero) e subito l’intervistatore, scrutando il suo curriculum, scuote la testa e lo rimprovera: “Mi pareva che l’annuncio fosse chiaro! Lei ci ha fatto perdere un sacco di tempo!”. Il contabile illimitato se ne fa infinitamente mogio.
E dopo tutti arriva Silvano di Camera Café. E lui viene assunto.