19 luglio
Sabato 17 luglio, è arrivato mio cugino Gabriele.
Rimane qua sino al 7 agosto, ossia per 20 giorni.
I miei amici siccome dicono che è una peste, gli hanno dato il soprannome di “Peste Rossa”, perché inoltre ha i capelli rossi.
20 luglio
L’anno scorso, a Sassello faceva più caldo. Ma questanno, che non fa molto caldo, invece ci sono molti tafani. A Chiara, uno, l’ha punta vicino all’occhio. E gli si è gonfiato.
Il 19 e il 20 luglio passeranno alla storia come “la trilogia del fastidio”, perché narra di due nuovi personaggi ritenuti, a torto o ragione, fastidiosi: Gabriele “la Peste Rossa” e i tafani.
Mio cugino Gabriele, detto Er Cuggino, che in passato si è anche visto da queste parti e che ha condiviso con me l’episodio della fidipò, è il nuovo personaggio a fare ingresso in Luca Notizie. Gabriele è sempre stato un po’ un outsider del gruppo sassellino, un po’ perché più giovane dell’età media del mio entourage, e un po’ perché unico milanese in una compagnia di liguri e piemontesi. Certe cose hanno la loro influenza anche all’età di otto anni. Da notare la ridondanza con cui racconto il tempo che il figuro trascorrerà a Sassello, per di più sbagliando (luglio ha 31 giorni, quindi rimane 21 giorni!).
Il concetto di “peste colorata” era abbastanza diffuso quell’anno. C’era il cuginetto di qualcuno, personaggio che ho rimosso, che era chiamato “peste nera” perché aveva i capelli neri. Per analogia, mio cuggino (che, tra l’altro, non ha più i capelli rossi da tipo il 1984 e non è nemmeno mai stato un bimbo “difficile”) divenne “peste rossa”. Addirittura un ulteriore bambino terribile, giudicato da noi anziani di 8-9 anni ancora più dispettoso, venne battezzato “peste dell’arcobaleno”, non perché avesse i capelli come Iridella ma perché sussumeva le caratteristiche di un sacco di pesti diverse, almeno nella nostra immaginazione.
E ora parliamo di global warming. Per qualche ragione, ho trascorso gli ultimi 27 anni a essere convinto che l’estate del 1982 fosse passata alla storia come un’estate caldissima, quindi, quando ho riletto questo frammento, mi son detto: “Ah! Adesso vado a cercare documentazione sulla calura dell’estate 1982 e mi sputtano da solo!” Al di là dell’opportunità di questo esercizio di automartellamento dei coglioni, ho faticato tantissimo a trovare informazioni storiche sulle temperature degli anni ’80; ho dovuto infatti barcamenarmi tra siti di Cassandre che lamentano quanto caldo faccia negli ultimi anni e di come moriremo tutti orribilmente bruciati dal calore, ma alla fine ho scoperto che sia il 1981 che il 1982 sono state estati perfettamente nella media. Me possino.
Rimane, in ogni caso, un non sequitur il fatto che ci fossero tanti tafani. Da quel che ricordo, queste simpatiche bestiole erano presenti soprattutto nei laghi, dove si faceva il bagno tra tafani, bisce, vipere e anche gamberi di fiume zombi, ma non sono particolarmente influenzate dalla calura. Trovo però molto efficace l’inciso finale: prima creo tensione raccontando della nefasta puntura; chiudo il periodo, lasciando il lettore in sospeso, e ne racconto le conseguenze. Bravo, Luca.
Meno bravo, invece, per la scrittura in generale di questi due giorni: nel primo giorno la spiegazione dei due termini di “peste rossa” (è una peste, è rosso quindi è la Peste Rossa) è involuta e quasi incomprensibile. Non va meglio il secondo giorno, con la faticossima costruzione “A Chiara uno l’ha punta vicino all’occhio”, giustamente corretta da Suor Maddalena in “Uno ha punto Chiara vicino all’occhio”. Taccio poi del “questanno” scritto attaccato e soprattutto del pronome “gli” al posto di “le” nell’ultima frase. Se è perdonabile che un errore simile scappi a un ottenne che vuole finire il compito il prima possibile per riprendere le sue scorribande, lo è di meno che non venga corretto dalla maestra. Che diamine!