Alassio, anno scolastico 1983/1984
Enrico e Cesare stanno disturbando in classe ridendo. La maestra Suor Maddalena li rimprovera e li caccia dall’aula: "Andate a divertirvi fuori!".
I due mariuoli escono e la lezione riprende.
Pochi minuti dopo, si sentono dei rumori e delle risate nel corridoio fuori dall’aula. La suora si affaccia e vede che Cesare ed Enrico giocavano felicissimi a fare scivolate sul pavimento. Avevano ascoltato la maestra ed erano andati a divertirsi fuori, e non si capacitavano del perché si arrabbiasse tanto. Questo è un piccolo grande esempio delle difficoltà che l’uso dell’ironia crea nella nostra vita. Qualche anno fa mi ero appassionato a Wynona Rider, e mi sciroppavo quasi tutti i suoi film. Lei è carina e bravina, ma, porca troia, azzecca un film decente su dieci! Uno di essi (un film, non un film decente) è "Giovani, carini, e disoccupati". In tale memorabile pellicola la nostra eroica Wynona ad un certo punto sostiene un colloquio di lavoro durante il quale (chissa perché) le viene chiesta una definizione di ironia. Lei malauguratamente non la trova e si scusa dicendo "So quando una cosa è ironica!". L’intervistatrice, severa, le ribatte che, semplicememente, ironia è "quando il significato letterale non coincide con quello inteso". Suor Maddalena non voleva che Enrico e Cesare giocassero in corridoio, eppure è proprio quello che ha detto! Tuttavia questa definizione è imprecisa, copre anche casi che ironia non sono. Una metafora, ad esempio: "sei un leone" per dire che sei coraggioso non significa che sei davvero un leone, ma nemmeno è ironico.
Invece di rivolgerci alla Hollywood più becera, chiediamolo ad un dizionario serio. Il Sabatini Coletti, ad esempio, che mi son fatto regalare da mia sorella lo scorso compleanno:
1- Atteggiamento di bonaria irrisione, di superiore distacco dalle cose.
2- Ridicolizzazione, sarcastica deformazione della realtà.
3- Dissimulazione del proprio pensiero o della verità, affermando il loro contrario o parzialmente nascondendoli.
Sì, così è più preciso: il "contrario" era il concetto mancante; l’esempio del leone così non torna più. Ma io divago. Cosa volevo dire? Ah, sì. State attenti quando fate dell’ironia, a volte potreste essere fraintesi e potreste litigare per un nonnulla.
(tutta quella premessa per una conclusione così banale? Sì, e allora? E’ un buon consiglio, no? Che volete di più?)
– Il cavernicolo: professione ideale per coloro che non vogliono studiare (non è richiesta nemmeno la licenza media, sebbene i diplomati in ragioneria forse non siano all’altezza), è un mestiere duro ma che può offrire grandi soddisfazioni. Con l’assunzione viene l’abitazione (un benefit non da poco) e la tipica dieta è molto proteica e saporita.
Nonostante la paga sia bassa (i minimi sindacali parlano di tre conchiglie), il cavernicolo è un lavoro molto ambito grazie alla possibilità di far molto moto inseguendo le gazzelle, alle continue emozioni dovute alla lotta con le tigri dai denti a sciabola, e alla facoltà di poter dar sfogo al proprio talento artistico mediante incisioni rupestri.
– Il punkabbestia: per chi è stanco di emozioni e vuole un lavoro tranquillo, il punkabbestia è l’ideale. Si vive a contatto con i cani, imparando tutto ciò che le simpatiche bestiole possono insegnarci sul possesso del territorio e sull’igiene, ci si nutre di Peroni e semplicemente si chiede ai passanti ciò di cui si necessita.
"Mi dai degli spiccioli per comprare la ricarica del cellulare?"
L’unico problema è dato dal numero di posti da punkabbestia, strettamente legato ai tutor. Essi, i cosiddetti genitori dei punkabbestia, si occupano di assumersi le responsabilità economiche e giuridiche dei loro pupilli: si tratta di un mestiere duro ed ingrato, assai poco popolare.
– Il valvassore: no, fare il vassallo è troppo ambizioso. D’altra parte fare il valvassino è da sfigati: in medio virtus, ed ecco che il valvassore si propone come professione del futuro. Comandate i vostri servi della gleba e imponete loro tributi insostenibili! Approfittate delle loro donne! Stringete alleanze e procuratevi nemici tra i signorotti vicini! Siate deferenti verso i potenti e prepotenti verso i villici! Vien da sé che si tratta di un’occupazione assai remunerativa e ricca di soddisfazioni, e non si capisce il perché della carenza di richieste di lavoro in questo campo.
– La mezzasega: si tratta di un mestiere molto sottovalutato, ma ricco di vantaggi. La mancanza di aspettative sulla vostra attività implica la possibilità di dedicarsi agli affari propri senza doverne affrontare le conseguenze: "Intanto è solo una mezzasega…". Non solo: ogni volta che qualcuno vi dirà: "Sei una mezzasega!" voi potrete professarvi d’accordo. Pensate quanti amici si possono fare in questo modo!
– L’omino: non importa di cosa, l’importante è essere qualificato come "l’omino". Potreste essere l’omino dell’Enel, l’omino della calderina, l’omino dei mobili, l’omino della lavatrice. Non va bene essere l’omino Michelin. Essere un omino ha dei grandi privilegi. Egli può entrare nelle case della gente e la fa pendere dalle sue labbra.
"Eh, signora mia, c’è da cambiare il filtro!"
"Ossignur, ma costa tanto?"
"Purtroppo sì."
L’omino ha potere. Può decidere se rispettare gli appuntamenti o meno e non è tenuto a dare giustificazioni.
"Eh, signora mia, sapesse quanto lavoro che ho! Non ce la faccio più!"
"Eh, capisco, sono problemi. Mio marito è disoccupato da due anni."
L’omino guadagna quanto gli pare e non paga le tasse, al massimo le fa pagare ai clienti.
"Eh, signora mia, sono 120 euri."
"Così tanto?"
"Facciamo 100 senza fattura."
Come ultimo benefit, si ricordi la mitologia dell’omino nei film porno.
– Il pappone: il mercato dello sfruttamento altrui è sempre uno dei più semplici e remunerativi. Perché affannarsi a lavorare quando c’è chi può faticare al posto tuo? Purtroppo lo schiavismo è stato abolito, e farsi la fabbrichetta non è così facile. Una soluzione a portata di tutti, quindi, è di fare il magnaccia, di proteggere le puttane. Al di là dell’aspetto economico si tratta di un lavoro che permette di fare molte conoscenze nel gentil sesso, e i benefit associati non sono trascurabili. È comunque un mestiere che richiede continua attenzione, capacità di discernimento e orari lunghi e faticosi. Non per tutti.
– Il comico fallito: per chi non si accontenta dei lavori più comuni come i precedenti, c’è una strada semplice e sicura per raggiungere il mondo luccicante della televisione. È sufficiente inventarsi un tormentone ("Non sono stato io" andrà benissimo, non è importante che faccia ridere), partecipare a qualche mediocre trasmissione cult come Zelig o i suoi cloni, e sarete a posto. Seguirà un’effimera notorietà di cui non vi curerete, e poi potrete passare il resto della vita a fare serate in locali dove nessuno vi darà retta o a fare ospitate in televisione durante le quali direte la vostra su qualunque argomento. L’aspetto finanziario è abbastanza interessante e nessun talento particolare è richiesto. Se per caso la fama scemasse troppo, per rinverdirla sarà sufficiente scrivere un libro (non comico) o partecipare ad un reality show.
Ho già dedicato un articolo alle barzellette, per la verità non pienamente soddisfacente. Riproviamo: ora parlerò delle barzellette fraintese o modificate. Mia nonna spesso raccontava la seguente barzelletta.
Arriva in città il grande mago francese, si reca a teatro ed esclama: "Piangez!". E allora tutti a piangere, piangere tutte le lacrime che potevano. Il giorno dopo si esibisce ancora e comanda "Ridez!" e tutto il pubblico a ridere, ridere a crepapelle. Torna il terzo giorno e dice "Merdez". E ci vollero sei mesi per pulire il teatro.
A me faceva sganasciare, in virtù della piccola trasgressione alle parolacce che mia nonna concedeva, e poi perché la cacca fa sempre ridere. Al di là del francese maccheronico (piangere in francese è pleurer, ridere è rire), però, è ovvio che ci fosse qualcosa che non andava: perché il grando mago francese avrebbe dovuto comandare al pubblico di defecare? Quello che probabilmente mancava era che al mago succedeva qualcosa, magari inciampava, e istintivamente diceva la parola di Cambronne (merde, non merdez). Ma non importa, io ridevo: che si vuole di più da una barzelletta?
Una questione piuttosto diversa è data dalle variazioni (o "sequel") delle barzellette, cioe’ i cloni che partono quando una storiella riscuote un certo successo. Il fatto è che inevitabilmente si scostano dal nucleo piu’ divertente della versione originale, mantenendo solo alcuni tormentoni o personaggi e perdendo cosi’ la quasi totalità dell’efficacia comica.
L’esempio più celebre è dato dai parenti del Fantasma Formaggino. La cosa divertente del vetusto racconto è il paradosso di un fantasma che si chiama "Formaggino", nonsense che viene sfruttato nel finale dall’abile italiano. Nacquero nei primi anni ’80 diversi cloni: il fantasma dalle mani sanguinanti, il fantasma con gli occhi bianchi sono i primi che mi vengono in mente, a loro volta con qualche variazione (il fantasma con un occhio bianco ed uno nero etc.). Lo svolgimento è identico, con francese ed inglese o tedesco che vengono spaventati e l’italiano che trionfa. La differenza sta nella battuta sagace del nostro compatriota, che, partendo da una situazione meno paradossale, risulta sminuita. Dire "Vieni qua che ho portato i cerotti" all’ectoplasma dalle mani sanguinanti oppure "Adesso te ne faccio uno nero" al fantasma dai pallidi globi, in poche parole, è una bella cazzata, e non fa ridere. Citerò solo come curiosità la variante del mio amico di Sassello Daniele Z., che vedeva protagonista il gatto dagli occhi bianchi (suppongo che fosse un gatto fantasma, ma non lo si diceva esplicitamente) che compariva quando il membro di turno della UE andava a buttare la spazzatura. In questo caso viene recuperata parte del paradosso e del nonsense del caseario parente, e sebbene la battuta finale sia fiacca la barzelletta mantiene un minimo di dignità.
Era successo qualcosa di simile nel 1986 in seguito al successo della Rana dalla Bocca Larga allo zoo. Non mi dilungherò troppo, ma anche lì le variazioni sugli altri tipi di rane allo zoo o la Rana dalla Bocca Larga in altri contesti perdevano il doppio significato di Rana dalla Bocca Larga, inteso come caratteristica fisica e come fastidiosa loquacità. Stento ancora a capire il perché del mio interesse nell’analizzare un tipo di intrattenimento che semplicemente non mi diverte. Penso di tratti parzialmente di un sentimento di attrazione per l’orrido simile a quello di chi ama spaventarsi nei film horror, mista ad una curiosità verso le cose che non si capiscono e verso le quali ci si ritiene superiori, quasi da entomologo.
D’altra parte io sono di gusti sofisticati, mica rido per niente. LUPINI!
Ecco a voi, mediocri merdacce! Siete contenti, adesso? È abbastanza uguale a prima adesso o l’iconcina per i popup-comment che userò solo io è troppo grossa?
C’è ancora qualcosina da perfezionare qua e là, ma intanto sussatevelo così posso tornare a postare.
Ah, ma me la pagherete! Prima o poi, quando sarò padrone del mondo, tornerò a proporre un sito ancora più audace di quello di prima, e allora nessuno potrà lamentarsi!
Nel frattempo, mentre complotto per la conquista della Terra, rimarrà comunque l’immagine della testata ad imperitura memoria, per coloro che sono arrivati in ritardo e si son persi la Settimana del Pinguino Rosa: scommetto che a loro piacerà. Bravo, lettore #15, tu sì che sei un esteta!
Note di servizio: come potete vedere, i vecchi pinguini ci sono ancora, raggiungibili dal link I vecchi pinguini a fianco. Progressivamente reimporterò gli articoli sulla nuova piattaforma per dare coerenza al sito e per semplicità di navigazione: se tenete d’occhio il numero degli articoli e la barra “Per i ritardatari” vedrete col tempo il sito ritornare ai vecchi fasti. I vecchi commenti, però, rimarranno solo nella vecchia versione. Fatevene una ragione.
Inoltre, per ora ho lasciato i commenti liberi, ma sappiate che se riattaccano a spammarmi metto la moderazione e/o i campi obbligatori.
Prendo una pila di Super Almanacco Paperino e li espongo su una bancarella. Passa uno dei miei lettori.
Passante: Ma perché hai rinnovato il sito? Avevi quattordici lettori e nessuno di essi si era mai lamentato!
Venditore di almanacchi: Eh, ma a me piace cambiare! Ora utilizzo una piattaforma più moderna e diffusa come WordPress. E poi per i lettori è tutto meglio! Hai visto che figata le nuove features. Commenti popup! Ultimi commenti! Si ricorda persino chi eri quando vai a commentare.
Passante: Ma io non ho mai commentato nulla. Già ti faccio il favore di venirti a visitare solo perché ti conosco dal vero, figuriamoci se ho tempo da perdere a scrivere sui Pinguini.
Venditore di almanacchi: Ma non solo. Ho eliminato delle frivolezze inutili, tipo il calendario e gli ultimi post pubblicati che non servivano a nessuno, nonché i link che intanto erano solo tre o quattro.
Passante: Davvero c’erano queste cose? Non le avevo mai notate! Beh, hai fatto bene a toglierle, ma se rimanevano nessuno se ne accorgeva.
Venditore di almanacchi: Ma almeno avrai notato la testata, disegnata da Cementino del Covo degli sbronzi in persona e rovinata manipolandola da me in persona!
Passante: Uh, sì, carino. Covo de che? Però la foto del pinguino mi piaceva di più. Ho visto La marcia dei pinguini e i pinguini son taaaanto teneri!
Venditore di almanacchi: Oh, allora fottiti e torna a leggere Eriadan.
Torno a casa sconsolato senza aver venduto un solo Super Almanacco Paperino. In ogni caso, questo layout non è definitivo e sarà passibile di qualche altra piccola modifica. Se vi va di darmi qualche consiglio e commento, ne sarò lieto. Ma non insultatemi, il mio ego è molto fragile.
È di moda tra i blogger fare a gare a chi vale di più secondo Quanto vale il tuo blog? E il mio quanto vale?
My blog is worth $0.00.
How much is your blog worth?
Dannaz.