Uno dei grandi misteri della lingua italiana sta nel fatto che esiste una parola che significa due cose opposte: ospite, infatti, indica sia colui che ospita che colui che viene ospitato. Non è quindi raro imbattersi in dialoghi simili:
– Grazie di tutto, sei stato uno splendido ospite!
– Di nulla. E’ stato un piacere averti come ospite.
E’ evidente che deve esserci qualche trucco di etimologia che sono troppo pigro per andare a cercare. Ma perché non ci chiamiamo “ospitanti” e “ospitati”, oppure stabiliamo quale dei due significati è quello corretto e inventiamo un sostantivo nuovo per l’altro? Che so, greppio.
-Grazie della cena, sei sempre un ottimo greppio!
-Eh, me lo dicono tutti! Sarai mio ospite ancora, voglio sperare.
Ecco, così si che vivremmo in un mondo migliore.
Ma sono l’unico a sentirsi ferocemente preso per i fondelli dagli oroscopi?
In genere l’atteggiamento che riscontro tra i conoscenti si riassume in “Io non ci credo, però è divertente leggerli”. Ma in cosa consiste questo supposto divertimento? In un signore che si inventa qualche frasetta ad effetto e poi si fa pagare per pubblicarla? Nel fatto che parte del prezzo del giornale che compro (o, peggio, dei prodotti che han fatto pubblicità in tv) sia dovuto al compenso di tale figuro?
Sento qualcuno ribattere “Ok, magari sono dei ciarlatani, ma non fanno male a nessuno…”. Questo è abbastanza vero: i maghi più pericolosi non scrivono per Repubblica o il TG5. Ma rimane il fatto che si tratta di una sacca di superstizione incredibilmente tollerata nella nostra società, e la superstizione è una forma di stupidità, e io odio gli stupidi [1]. E’ come se si pubblicasse sul giornale un’anagrafe dei gatti neri in modo da sapere dove sono per poterli evitare durante i tragitti: è una cosa palesemente assurda, ma non meno assurda di sapere che oggi il Capricorno è favorito in amore.
Quando in tv o alla radio parte un oroscopo, io cambio subito canale o spengo, e non provate a leggermi il mio segno “giusto per ridere un po’”. Io non rido e mi arrabbio.
Ok, ora mi asciugo la bava e la smetto.
[1] Però non aiuto i deboli.
Che poi la gente dice che da queste parti si cazzeggia solamente e non si fa mai cultura… oggi si parla di alta letteratura!
Un grande quesito che credo si sian posti tutti gli studenti dell’ultimo anno delle superiori: Filippo Tommaso Marinetti. Ci è o ci fa?
(Mia personale opinione: ci è)
(ovvero, cose che mi chiedevo quand’ero piccolo e per le quali non ho avuto risposta, magari anche perché non l’ho chiesto a nessuno)
I presentatori televisivi parlano tantissimo e commentano sempre tutto quello che succede intorno a loro. Perché non parlano mai degli spot appena andati in onda durante i break pubblicitari?
Possibile che le donne da grandi si facciano ancora la pipì addosso, visto che comprano sempre i pannolini?
Anche gli asini sanno che la formula dell’acqua è H2O, cioè due atomi di idrogeno e uno di ossigeno… ma questi tre atomi cosa formano? Boh, qualcosa di piccolo… una goccia d’acqua, probabilmente. (Non so perché, ma ho sempre conosciuto l’esistenza degli atomi e la loro composizione basilare – elettroni, neutroni, protoni – ma il concetto di molecola l’ho imparato molto più tardi)
Qual è il numero più grande? (Questo l’ho chiesto esplicitamente a mia mamma quando avevo 6-7 anni. Osservando il numero di telefono di casa mia, notai che poteva essere intepretato come un numero parecchio grande, e mi chiesi appunto quale fosse il più grande di tutti. Mia mamma rispose “Non c’è”, e il primo approccio con l’infinito mi turbò).
Perché molti cani camminano storti?
Perché nel programma delle scuole elementari (almeno, quello dei miei tempi) c’è una tale ossessione per i problemi di compravendita, quelli tipo "ricavo meno spesa uguale guadagno"? La mia impressione è che si tratti di un modo per dare una veste vagamente pratica ad un certo modo di impostare i problemi e ragionare. Infatti c’è un altro problema simile sviscerato dai diligenti scolaretti: quello di "peso lordo meno tara uguale peso netto". Tuttavia, in questo caso esiste un’applicazione immediata ed universale anche per chi (in linea ipotetica) non prosegue gli studi, mentre quella base di ragioneria non serve a nessuno se non ad un negoziante, il quale però mi auguro che abbia una conoscenza sui principi del commercio che vada ben al di là di tutto questo. Si possono trovare altre applicazioni pratiche molto più immediate e concrete.
Io non credo che tutto quello che si studia debba avere un’applicazione pratica (anzi, sono un acceso sostenitore delle virtù della teoria), e so bene che sviscerando i programmi delle elementari si trovano diecine di nozioni inutili sia per l’uso che dal punto di vista didattico. Ma perché tutta quest’attenzione a stupidi commercianti?