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Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Economia spiccia

Ieri, martedì 26 agosto 2008, è stata uno di quei giorni che io definisco con scarsa fantasia giornate economiche. Una giornata economica è definita come un arco di 24 ore in cui non scucio letteralmente un centesimo dal portafoglio né effettuo transazioni con la carta di credito/bancomat. Capita una volta ogni tanto, se non esco, non faccio la spesa né shopping, ho il serbatoio pieno, pranzo col cibo che mi porto da casa, ho la chiavetta per la macchinetta del caffè carica etc. Apparentemente, in questi tempi danarmente oscuri, giornate come queste sono un successo: basta farne trenta, e arrivi a fine mese senza aver cacciato un euro! Yuhuu!

Ovviamente non funziona così (“Ma no!”): se non fai benzina oggi la farai appena finisce, puoi mangiare quello che hai in dispensa che però non è una cornucopia, senza contare che, comunque, il tuo frigorifero continua a funzionare e a consumare elettricità per la quale John Enel batterà cassa prima o poi, e se hai lavorato hai generato reddito sul quale dovrai pagare fior di tasse. Ciò non toglie, però, che scoprire alla sera di aver vissuto una giornata economica dona una gonza soddisfazione per lo Zio Paperone (e il genovese!) che è in me.

Di recente avevo letto un articolo sul web di una coppia che si piccava di sfidarsi periodicamente a fare dei zero-dollar weekend, la cui idea è la stessa, estesa alle giornate di sabato e domenica: passare un intero weekend senza spendere. Raccontavano però di come si prodigassero il venerdì fare la spesa, comprare in anticipo i biglietti per il cinema o affittare un dvd in modo da potersi intrattenere nel weekend senza spendere un soldo. Vedete, la differenza tra me e questi signori è che io sono consapevole di essere un imbecille.

Dramma tropicale

Eravamo nella giungla con le balle a penzolon
arrivarono gli indiani e ci tagliarono i coglion
O Susanna, non piangere per me
Ho le palle di riserva nel taschino del gilè.
(ovviamente, cantato sull’aria di “O Susanna”)

Mi è sempre piaciuta questa canzoncina parodistica, l’ho sempre trovata molto elegante. Sì, davvero: innanzitutto, si usano tre sinonimi diversi per lo stesso oggetto, balle, coglion, palle. Marco B., amico di Sassello, usava la parola coglioni per tutte e tre le occorrenze, con un risultato decisamente più volgare e meno efficace. Inoltre le situazioni evocate sono spassosissime: si immaginino alcuni cowboy con lo scroto in bella evidenza che si fanno strada tra le liane della giungla (giungla? Sì, ci arrivo), quand’ecco che, uauauauaua, sbuca una tribù di Sioux che zac! non trova di meglio da fare che evirare i nostri eroi. Uno di essi si rivolge alla sua bella che, presumibilmente, non piange solo per il vaccaro suo amante ma anche per se stessa, e, espettorando tabacco in una sputacchiera, tira fuori dal taschino del suo gilè, immancabile capo di vestiario nel vecchio west, una coppia di attributi virili di ricambio. Seguono baci e abbracci.
Giungla, appunto. Diamine! Siamo nel vecchio west, ci sono indiani, gilè e Susanna, cosa ceppa c’entra la giungla? Esiste una versione più sensata e probabilmente più comune che inizia con eravamo nella valle, cosa che ha molto più senso geografico, e in più costituisce anche una rima interna con balle. Però la giungla fa molto più ridere, quindi io continuerò a cantare questa strofa collocando l’azione in Africa.
(Soluzione alternativa: gli indiani sono indiani d’India, e la giungla è perfettamente coerente. Lo è un po’ di meno il gilè, almeno per i gentiluomini inglesi probabili vittime dell’incidente)

Vado in vacanza, ché intanto in questo periodo non mi legge nessuno. Ci si sente tra un po’!

Mantenere le promesse

Un anno fa, poco prima delle vacanze, stilai una lista degli articoli prossimi venturi, una sorta di “trailer” della quarta stagione di Pinguini nel Salotto. Finora la stragrande maggioranza di tali pezzi non è effettivamente uscita, quindi per evitare che la gente pensi che io sono uno spergiuro, ecco che mantengo tutte le promesse. E non si dica che non vale!

Cazzetti Awards 2006/2007
Il miglior film della stagione 2006/2007, il Cazzetto d’Oro, è stato Lettere da Iwo Jima di Clint Eastwood, asciutto, sferzante, praticamente perfetto, tallonato da vicino dal visionario Il Labirinto del Fauno di Guillermo del Toro, Cazzetto d’Argento. Menzione speciale e Cazzetto di Bronzo ex-aequo allo spassosissimo frat-pack  Blades of Glory di John Gordon e Will Speck al geniale L’arte del sogno di Michel Gondry e a Le vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck. E non solo: anche The Prestige, Zodiac, INLAND EMPIRE, Thank you for smoking, Little Miss Sunshine sono stati bei film. Non ricordavo che fosse stata una stagione così soddisfacente! Dal lato negativo, senza dubbio il film peggiore dell’anno, Cazzetto Moscio, è Spider-Man 3 di Sam Raimi. Torno ad annoiarmi solo a ripensare alle tre ore passate a vedere quel film.

Linux, linuxari e Herr Starr
Questo l’ho fatto!

Analisi critica (seria!) della filmografia di Antonioni
No, dai, seriamente. Non sono ancora pronto a vedere Antonioni, e probabilmente non lo sarò mai. Che palle.

Quella volta che la maestra prese a calci nel sedere Alessandro perché sbagliava le divisioni
E’ una bugia, non è mai successo.

Quella volta che la maestra chiuse la bocca di Emanuele con lo scotch da pacchi perché chiacchierava
Questo invece è successo veramente. Poco tempo fa un episodio simile è finito sui giornali… i tempi cambiano! Va detto però che quando, nel 2001, la classe dell’annata 1974 è andata a trovare la maestra e abbiamo ricordato l’episodio, lei si è mostrata contrita e ha chiesto scusa. Troppo tardi.

Quella volta che la maestra donò un acro di terra e un mulo a tutti gli scolari
Non è successo, ma sarebbe stato bello. I muli sono animali molto buffi e simpatici.

Ode alle spinacine di Gatto
Ode a di Gatto le spinacine
le mangerei sere e mattine.

Purtroppo durante l’inverno è successa una tragedia: ho scoperto che la polleria Gatto, da cui mi rifornisco di frequente perché prende i ticket e perché le sue spinacine sono buonissime, in realtà si chiama Catto, scritto con un font un po’ strano. Io però comunque continuo a chiamarlo Gatto perché fa più ridere.
(Quando ho in programma di mangiare le spinacine, alla sera tornando dal lavoro in motoretta canto “Le spinacine di Gatto, le spinacine di Gatto, le spinacine di Gatto, stasera mi vado a pappar” sull’aria di “Perché è un bravo ragazzo”. Giuro.)

Un’invettiva poco originale contro il cartello di ricchioni
Maledetti stilisti!

Il ritorno di Odia gli stupidi con la sigla di Gloiser X

(Gloiser X è una sigla strumentale)

Tecniche di sopravvivenza alla macchinetta del caffé
Ehi, questo è un bello spunto di cui mi ero dimenticato! No, per questo ci faccio un articolo serio nella quinta stagione. O, se me ne dimentico, ne scriverò l’estate prossima.

Un nuovo layout ancora più rosa e altre classifiche per i commentatori ancora più anali di quelle esistenti
Ho mentito.

…e un mucchio di cultura con l’Enciclopedia Stronza
E anche questa, sebbene abbia rallentato un po’ di recente, c’è stata eccome.

Et voilà!

Zizzannia

Ho notato che poche cose mettono in disaccordo le persone come la ricetta degli spaghetti alla carbonara. Avete mai provato a fare  una carbonara ad un gruppo di amici? Apriti cielo! Ognuno dice la sua, ed è convinto che la propria versione non solo sia la più buona, ma anche quella “giusta”, spesso suffragando la propria ipotesi con “E’ quella che c’è sul Cucchiaio d’Argento” o “I veri cuochi la fanno così”. In realtà non credo che ci sia nulla di più sbagliato del concetto di “ricetta giusta”, ognuno mangia i cibi preparati semplicemente come preferisce, ed è una regola sulla quale, nel complesso, la gente è d’accordo… tranne che per la carbonara.

Escludendo varianti a mio parare troppo snaturanti (la “carbonara con le zucchine al posto della pancetta” non è una carbonara, è pasta con uovo e zucchine!), quelle che ho registrato, finora, sono le seguenti:

Che portano a 64 versioni di carbonara. Fino a poco tempo fa avrei detto 56, perché le 8 versioni con solo tuorlo, senza panna e strascicate in padella mi parevano senza senso (cos’è, pasta all’uovo sodo?!?), ma ho conosciuto di recente anche chi applica questa variante.
Ora sono pronto a tutto, c’è qualcuno che usa il peperoncino al posto del pepe? O che cuoce le uova nell’acqua insieme alla pasta? Stupitemi!

PS: la mia versione è no panna, no cipolla, no aglio, uova intere leggermente rappresein padella, pancetta a caso. E’ quella giusta, poche storie!

Astenersi perditempo

Mi è sempre piaciuto il linguaggio degli annunci economici che si trovano sui giornali, un linguaggio affascinante nella sua sintesi e nei codici tipici di ogni settore.

E’ un mondo affascinante e un po’ surreale.
Un mondo in cui tutte le case sono locate in stabili signorili, e in cui la gente compra le case per personalizzarle.
Un mondo in cui ci sono una quantità pazzesca di massaggiatrici. Forse nel mondo degli annunci la gente è stressata e un bel massaggio alle spalle aiuta a sciogliere la tensione.
Un mondo in cui la gente è balbuziente, ma stranamente solo per la lettera “A” e meno di frequente per la”Z”.

Ed è un mondo popolato di una strana razza chiamata perditempo, i quali sono continuamente invitati ad astenersi. Dura la loro vita, costellata di privazioni! Mi immagino il tipico perditempo come un signore coi baffetti, forse addirittura col monocolo, che si alza in tarda mattinata e, sorseggiando un tè in vestaglia, prende Secondamano e con aria diabolica mormora fra sé e sé: “Vediamo un po’ come possiamo perdere tempo oggi…massì, andiamo a vedere questo bilocale in centro comodissimo ideale trasfertisti. Pronto, Immobiliare Panzerotti? Sarei (risatina) interessato all’annuncio su Secondamano”.
Ecco, fare il perditempo sì che è un bel mestiere. Altro che il Siebel Consultant…

(Il Signore dei Pinguini se ne parte per Annecy e non sarà online per una settimana. Al suo ritorno, in compenso, vi propinerà il solito pallosissimo reportage. Nel frattempo, fate i bravi e non sporcate troppo).

Ping pong

Fare colazione prima di lavarsi è ping, farla dopo è pong.
La scrittura corsiva è ping, quella in stampatello è pong.
Dormire a sinistra è ping, dormire a destra è pong. Anzi, in generale la sinistra è ping e la destra pong, con l’eccezione delle scarpe. Quella di destra è infatti ping e quella di sinistra pong.
Firefox è ping, Internet Explorer è pong. Anche Opera è pong.
Le mele sono ping, le pere pong. Ma le susine sono il frutto più ping che ci sia.
Boccaccio è ping, Dante è pong, soprattutto nel Purgatorio.
La birra è ping, il vino dipende: quello bianco ping, quello rosso di solito pong. Il Lambrusco è chiaramente ping; d’altronde, bevande più pong del Barolo non credo ce ne siano.
La doccia è ping, il bagno è pong. Diamine, se è pong!
Paperino è ping, Topolino pong, questo è ovvio. I nipotini sono, in ordine dal più ping al più pong: Qui, Qua, Quo.
Sexy Italia è ping, Brava Italia è pong.
Anna dai Capelli Rossi è ping, Heidi è pong. Più pong di Heidi è Remì, e ancora più pong di Remì è Candy Candy. Anzi, se si paragona Heidi a Candy Candy, Heidi sembra ping!
Le motorette sono generalmente ping, le automobili pong; però i maxi-scooter sono più pong di gran parte delle auto.
Il calcio è uno sport terribilmente pong, ma è nulla in confronto alla ponghità del football americano. Un ping-sport di squadra è chiaramente il basket.
Il Wii è ping, la Playstation pong, l’XBox ancora più pong.
La focaccia e la pizza sono due cibi ping, ma la pizza è leggermente più pong, soprattutto se coi wurstel.

Io, comunque, sono ping.

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