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Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Dimostrazione del principio di relatività

Quando mi lavo i denti, io tengo fermo lo spazzolino e muovo la testa.
Mai avuto carie in vita mia.
Galileo aveva ragione.

Momenti di umorismo

– Devo fare un regalo al mio fidanzato.
– Fagli una pipa.
– Già fatta.
– Fagli un bocchino.
– Già fatto anche quello.
– Fagli un portacenere.
– Ma no, non fuma!

Sono molto orgoglioso di conoscere e di poter diffondere questa barzelletta, che potrebbe essere la peggiore che io rammenti. Si affianca ad un doppio senso volgare e banale (bocchino) un altro addirittura sbagliato, che fa riferimento alla rassomiglianza tra pipa e pippa; la differenza di pronunzia delle due parole è però troppo radicale per essere confusa. Inoltre, i doppi sensi sono chiari ancora prima della svolta semantica tipica delle barzellette, poiché l’espressione "fagli" per "regalagli" è assai poco naturale. Infine, ultimo ma non meno importante, non fa affatto ridere, ma si limita a sfruttare semplicemente un po’ di prurigine.
Per evitare di dimenticare questa meraviglia me la ripeto ogni giorno, e d’ora in poi anche voi fate parte del club. Non ne siete felici?

La maledizione della puntualità

Io sono puntuale. Complimenti, sento dire le schiere dei miei fan, vuoi una medaglia? Sì,invero me la meriterei, poiché essere puntuali è un’attitudine ed è tremendamente complicato e faticoso.

La persona puntuale non si accontenta di calcolare i tempi per arrivare nel luogo giusto all’ora giusta secondo i parametri medi di percorrenza ("ci vogliono dieci minuti in macchina"): no, egli considera il caso peggiore nei limiti della ragionevolezza, con un concetto di "ragionevolezza" che probabilmente è più contorto del dovuto. Io, in quanto uomo puntuale,  non considero quindi la possibilità di bucare una ruota, ma il fatto che una corsa di un autobus possa saltare o che ci sia traffico molto superiore alla media sono casi per me perfettamente possibili e quindi da tenere presenti. Persino quando non ho mezzi di trasporto da prendere mi preparo molto prima: non si sa mai, potrei rompere una stringa allacciandomi una scarpa o potrei dimenticare qualcosa a casa e dover tornare indietro.
Il problema è che, per definizione, i casi peggiori non si verificano quasi mai, e pertanto arrivo nel luogo previsto con un anticipo considerevole. Agli appuntamenti con le persone arrivo di solito 5-10′ prima (e non parlo di appuntamenti "galanti", per il quale magari l’anticipo per i maschietti è socialmente accettabile, ma anche andare al cinema o a bersi una biretta con quei soliti quattro figuri che conosco da una vita), mentre per i treni tendo a giungere 15′ prima. Come mi han fatto notare, se avessi perso un treno una volta ogni tanto avrei comunque passato meno tempo in stazione rispetto a quanto ho atteso in stazione in anni di uso regolare dei treni.
Come sarà chiaro, il corollario di questa maledizione è il dover aspettare, e poche cose sono antipatiche come stare in attesa senza far niente, soprattutto se si pensa alle cose interessanti/utili/remunerative che ho dovuto lasciare per venire in antic…ehm, orario. Se sono in macchina magari ascolto la radio o addirittura leggo qualcosa, a volte telefono o riesco ad incastrare una piccola commissione, ma la sensazione di star perdere tempo è comunque asfissiante.
Purtroppo, inevitabilmente, ho a che fare con gente che, stupida gente, non arriva in orario, o se lo fa ha semplicemente avuto fortuna e tutto è filato liscio (quindi, secondo i miei canoni, non è puntuale). È veramente frustrante dover interrompere qualcosa di interessante o dover uscire prima dal lavoro per arrivare 10′ in anticipo, e dover attenderne ancora di più poiché il compagno di appuntamento "ha trovato traffico". Non stupitevi quindi se vedete una persona sbattere la testa contro un muro gridando "Sono le sei del pomeriggio di un giorno feriale in una grande città! C’è SEMPRE traffico!".

Le persone che mi frequentano presto o tardi si rendono conto di questa mia mania. Alcuni di esse curano maggiormente la puntualità, altre tendono a fregarsene ma magari avvertono anche per ritardi di 5-10′, cosa che non farebbero per le persone normali. Mi rendo conto che tutto questo è un indizio di un approccio poco rilassato e disinvolto nei confronti della vita, e che se facessi come tutti gli altri e arrivassi a volte puntuale e a volte in ritardo di poco non succederebbe nulla. Ma è più forte di me: l’orologio è un mio nemico!

Sbagliando s’impara

Eh già, perché se tu fai in un modo e sbagli, la prossima volta non fai più così e quindi lo fai giusto.

Con queste esatte parole Mario il falegname, marito di Piera, mi spiegò il concetto intorno al 1981. Al momento mi sembrò lampante e geniale, ma se potessi reincontrarlo gli esprimerei i dubbi che da allora ho maturato.

Tali obiezioni si rivolgono più alla spiegazione che al motto in sé, che pur essendo banale è sostanzialmente corretto.
Deluso dagli insegnamenti di Mario, ho raggiunto un’altra conclusione: meglio non fare mai nulla, così si evitano gli errori.

Undici cose che vorrei fare prima di morire

1) vedere almeno una persona che indossa la bombetta o il cappello a cilindro. Non valgono carnevale, Halloween o mascherate in generale.
2) andare di persona a verificare se la Jacuzia, la Cita e la Kamchatka esistono davvero o se li ha inventati Jean-Pierre Risiko. Più in generale, fare turismo in posti stupidi ed inutili; oltre ai posti citati, quindi, andare almeno in Lettonia, in Belgio, nella provincia americana più depressa, noiosa ed ignorante, a Brasilia, in Tasmania, nell’Hokkaido, in Libia.
3) impararare a fare le bolle con le cincingomme
4) riuscire a capire il concetto di battuta in musica
5) salire sui seguenti mezzi di trasporto, in ordine di importanza: un sidecar, una mongolfiera, una limousine lunga almeno 8 metri, un elicottero
6) passare un’intera giornata senza pronunciare una sola parola
7) fare il bagno in mare in pieno inverno
8) sparare un colpo con un’arma da fuoco
9) pronunciare ad alta voce almeno una volta tutte le parole contenute in un vocabolario.
10) riuscire a leggere Proust, Kafka e Joyce, magari anche capendoci qualcosa.  Annullare almeno per una volta la pila di lettura dei fumetti, cosa che implica la lettura di fumetti che ho in coda da anni: Snake and Ladders, Essential Silver Surfer v.1, Nuovi Dei.
E, ultimo ma più importante di tutt:
11) vendicarmi di tutti quelli che mi hanno fatto del male

La Maledizione dei Pinguini

L’episodio di poco tempo fa del dentifricio mi ha spinto a riflettere su come la consapevolezza del mondo influenzi la nostra vita. Trovo affascinante il fatto che il flusso di informazioni che ci circonda sia sostenibile solamente in virtù del fatto che impariamo ad ignorarlo. Quando iniziamo a porre attenzione a tutti i dettagli rischiamo di impazzire, esattamente come in una situazione di apparente silenzio ci concentriamo per sentire i rumori e ne scopriamo tanti che di solito non sentiamo. Ovviamente, io ci provo ed è per me una discreta fonte di nevrosi.

Si consideri la seguente citazione dai Peanuts di Charles Schulz. È Linus che parla.

Sono consapevole della mia lingua… è una sensazione terribile! Ogni tanto m’accorgo di avere in bocca una lingua, poi mi sembra d’averla ingoiata…Non posso farci niente…Non posso scacciare la sensazione…Comincio a pensare dove sarebbe la mia lingua se io non la pensassi e poi comincio a sentirla premere contro i denti…

Ora fatelo anche voi. Concentratevi sulla vostra lingua. L’avete in bocca e non ve ne eravate mai resi conto! Cos’è quel corpo estraneo dentro di voi che vi dà tanto fastidio?[1] Vi siete spinguinati la lingua, e d’ora in poi la vostra vita non sarà mai più la stessa. Vi sembra terribile? Beh, a me capita spesso. Intorno al 1996 ho passato diverse settimane respirando male poiché, quasi casualmente, un giorno ho provato a controllare il respiro, e per parecchio tempo ho stentato a lasciar fare il loro lavoro ai movimenti involontari. In modo simile, attraverso a tratti qualche periodo in cui soffro di insonnia perché mi rendo consapevole delle fasi che attraverso per addormentarmi. Quando mi avvicino al sonno, l’attenzione che pongo al processo mi risveglia. Curiosamente esiste una striscia di Lupo Alberto che parla della stessa cosa: evidentemente, le mie nevrosi sono simili a quelle dei cartoonist. E infine, il tappo del dentifricio, per fortuna risolto.

Sono certo che, dal punto di vista neurologico, sia stato studiato in modo approfondito il rapporto tra i diversi sistemi nervosi, quello volontario e quello involontario, quindi certamente non scopro nulla di nuovo. Eppure, non riesco a vedere tutto questo dal punto di vista completamente negativo: in fondo è una conseguenza del mio approccio analitico all’esistenza, al piacere di smontare le cose per vedere come funzionano, nell’accorgermi di dettagli che do per scontati. La vita risulta così un pochino più chiara, ma anche più complicata. È lo scotto che pago: essere uno spinguinatore è un mestiere ingrato, e non viene nemmeno pagato.

[1] Niente battute, please. È un articolo abbastanza serio!

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