Un mio amico, se vorrà si rivelerà, cercando statistiche sul suo sito è incappato in questo:
Ci sono diverse voci niente male (“spero che ne sia valsa la pena bmw”, “quanto sei que tive orgmasmo”), ma è inutile far finta di niente: la vera voce “WTF” è virus della babbiera. Cosa diamine è il virus della babbiera? Anzi, cosa cazzo è una babbiera?
Cosa diamine è un menadito?
(se non, se ricordo bene, un giuochino con le dita che facevano Stanlio e Ollio in un vecchio film. Certo, film nuovi con Laurel & Hardy temo non ce ne siano. Ma cosa c’entra con “conoscere le cose a menadito”?)
Gli autobus genovesi talvolta portano la pubblicità di un centro Centro Incasso Mobili, che si presenta con un asciutto slogan:
Sappiamo fare solo questo.
(pultroppo internet non ne reca traccia, vedrò di fare una foto io)
Suppongo che il senso della reclame sia “non siamo come gli altri che fanno mille cose e le fanno male. Nossignore, noi ne facciamo una sola, ma, per Nettuno, la facciamo come si deve!”. Tuttavia, io non posso fare a meno di immaginarmi un signore pelato (sì, il capo del Centro Incasso Mobili è per forza pelato) che scuote la testa e con fare triste mi dice: “Sappiamo fare solo questo”, sottintendendo “Noi non siamo come gli altri che sanno fare un sacco di cose. Noi sappiamo fare solo questo, quindi abbiate misericordia di chi è meno fortunato e incassatevi con noi!”.
E siccome io sfortunatamente non abbisogno di incassature e sono costretto a un diniego, lo vedo allontanarsi verso il tramonto con la pelata luccicante mormorando tra sé “Sappiamo fare solo questo…sigh…”
Un post estemporaneo.
Le novità in DVD alla Feltrinelli hanno un sostanzioso sconto.
Per fare le orecchiette alle cime di rapa, è uopo strizzare quest’ultime dopo averle bollite.
Non esistono repository per Debian Stable per Postgresql 9.0. Damnit.
Count chocula è una marca americana di cereali in una serie ispirata ai mostri.
I corsi di cucina di Cooking Delpino puoi pagarli in anticipo o sul momento.
Questa settimana non hanno trasmesso un nuovo episodio di How I met your mother
Dal mio negozio di pesce surgelato preferito non danno più resto coi ticket ma ti invitano a prenderti una scatoletta di tonno per pareggiare i conti.
I bruste della sottomarca Primia in vendita nei supermercati Basko non sono un granché. Colgo l’occasione per ricordare che invece quelli Coop sono ottimi.
In Visual Studio 2010, trascinando un’immagine dall’area Solution Explorer a una pagina aspx, crea l’html del tag img relativo (questa potevo aspettarmela, però! Inoltre, pur avendoci pensato molto, mi son reso conto che è l’unica cosa che ho imparato al lavoro. Questo è male.)
Ci sono dei lavori in corso sulla passeggiata all’inizio di Nervi e tocca cambiar marciapiede.
La quinta puntata della prima stagione di Misfits è più debole delle precedenti.
Gli Staccapanni, i contenitori di vestiti usati a Genova, sono gestiti dal vescovado.
In qualiltà di illuminazione improvvisa, Mitsuru Adachi, che tanto amai da giovane, mi ha rotto i marroni. Uno di noi due è invecchiato.
Il film di Dylan Dog è incomprensibilmente ambientato a New Orleans.
Che dite, è stata una giornata fruttifera?
Per un sacco di anni le domeniche sera della mia famiglia sono state dedicate alla “cena a casa della nonna”. Credo che un po’ tutte le famiglie abbiano riti simili, ma al nostro si aggiungevano menu abbastanza standard (ravioli e polpette in inverno, cima o vitel tonnée in estate) e, soprattutto, le paste (qualcuno le chiamerà “pastarelle”).
Non sono mai stato golosissimo di dolci, però le paste mi piacevano. Erano prese dal pasticcere Cacciamani che era bravino (*), oltre ad avere l’innegabile vantaggio di essere letteralmente a venti metri da casa di mia nonna, e di solito erano scelte da Zia Adelina, e più o meno erano sempre le stesse. C’erano le più popolari, tipo i bigné al cioccolato (le mie predilette) o le paste con la panna (le preferite di mia sorella), alcune che in qualche modo andavano via (le cosiddette “manine”, i cannoli, le paste alla crema) e quelle che non piacevano un granché a nessuno ma che chissà perché continuavamo a scegliere (i bigné verdi, mai capito a cosa fossero, forse al pistacchio?). E le paste con la frutta. Due. Intoccabili. Appena qualcuno si avvicinava a una di esse, Zia Adelina era in agguato a intervenire: “Fermo lì! Quelle sono per la mamma!” perché in effetti piacevano a mia mamma, la quale però più di una non ne mangiava. E quindi chi voleva la pasta con la frutta rimaneva a becco asciutto.
Purtroppo zia Adelina non c’è più, perché ora rimarrò per sempre con la curiosità di sapere
a) che fine faceva la seconda pasta alla frutta che rimaneva intonsa
b) perché diamine non prendevamo una o due paste alla frutta in più al posto dei bigné verdi)
(ma ho il sospetto che Zia Adelina si mangiasse sia la pasta alla frutta che i bigné verdi)
(*) Cacciamani fa anche l’unica focaccia al mondo che sia buonissima pur essendo lontana dai canoni della focaccia genovese, ed è l’unica focaccia edibile di Alassio. Sappiatelo, e aspetto la mancia da Cacciamani per la marchetta.
Sarete sorpresi di scoprire che non c’entra Gianni Morandi.
Tanti anni fa avevo un collega che si chiamava Gianni, e che veniva talvolta chiamato Gianni Merda. Povero Gianni, direte voi, povero ragazzo vittima di colleghi crudeli che gli facevano bullismo (*). Beh, Gianni era in effetti un bravo cristo, e non era certo un ragazzo (avrà una ventina d’anni più di me), e soprattutto l’occasionale soprannome (tirato fuori qua e là senza troppa pesantezza) non aveva nulla di insultante. E’ solo che Gianni stava bene come Gianni Merda. Ma gli volevamo bene.
Tre erano le specialità di Gianni:
1) Rimpicciolirsi quando beveva alcolici. Gianni si incurvava e progressivamente era sempre più minuscolo, fino quasi a scomparire.
2) Mettere il pepe sull’insalata.
3) Soprattutto, ripetere spesso le sue due battute preferite: “Microsoft Outciuck” al posto di “Microsoft Outlook” e “Io sono certificato Notepad”, quest’ultimo pronunziato come si scrive.
Ma perché vi racconto tutto questo? Perché Gianni ha influenzato molto la mia professionalità da programmatore. Ogni volta che devo inventare un nome di variabile o di file o un utente farlocco, dove gli altri usano “pippo” (o, se anglofoni, “foo” e le sue varianti), io uso “gianni”. E rivolgo un pensiero affettuoso a Gianni Merda.
(*) L’espressione “fare bullismo” è made in Daw. Diamo a Cesare quel che è di Daw.
Update!
Quando ho scritto il post, ricordavo che Gianni ripeteva sempre TRE battute, ma ne ricordavo solo due. Finalmente mi è sovvenuta la terza: quando qualcuno riceveva un sms, esclamava “Fighe, fighe”.