Ho sempre invidiato chi è capace di andare in bicicletta senza mani. Io non riesco nemmeno a immaginare come sia fattibile una cosa del genere: secondo me quelli che lo fanno hanno delle rotelle ai lati per non cadere, o un dispositivo antigravitazionale, oppure mi danno da mangiare il peyote per farmi vedere quello che non è vero.
Sono le uniche spiegazioni possibili.
(Questa è una delle sette ragioni per cui non vado in bicicletta. Lascio per esercizio al lettore di trovare le altre sei.)
Questa foto è stata scattata col cellulare dal distributore di merendine nella cosiddetta “Area relax” (un termine che trovo meraviglioso!) dell’ufficio ove lavoro.
Un giorno, accanto alle patatine San Carlo, ai Fonzies, agli Yonkers, sono comparse le Rap Chips, e lì sono rimaste per un po’ di giorni senza che nessuno osasse avvicinarle. Non che fossero passate inosservate: accanto alle battute obbligatorie, le pause caffé sono state allietate dalle discussioni sulla follia del grafico delle Rap Chips, che per qualche misteriosa ragione ha messo un omino che corre a testa in giù, e ha scelto una combinazione di forme e di colori che da lontano sembrano una svastica. Dolo o semplice incompetenza? Il mistero resta tale… Quello che è successo, però è che l’omino delle merendina, rassegnato, dopo pochi giorni le ha depennate, e le nazipatatine sono svanite come puzzette in una tempesta.
Ovvero, una figura di popò, direi una delle peggiori della mia breve e intensa esistenza.
Era, a naso, il 1990, avevo 16 anni e non ero ancora motorizzato (i miei mi avrebbero concesso l’agognata motoretta solo l’anno successivo). Mi trovato ad aspettare l’autobus per Moglio al capolinea di Alassio, attendendo con mio cuggino Gabriele, lì per caso e sua disgrazia, e una piccola folla di habitué del bus: ora come allora, quasi tutti bambini e vecchietti privi di mezzi propri. In particolare, c’era una signora il cui comportamento mi aveva sempre urtato: era una di quelle che parlano sempre di tutto e a sproposito di tutto, senza sapere quando stare zitta o quando disturbava la gente, e per di più schiamazzando forte con una voce da gallina. Mi rivolsi allora al mio incolpevole cuggino e, sottovoce, gli dissi: “Quella là è un’imbecille“, indicandola con lo sguardo.
Nonostante il volume a cui parlava continuamente che avrebbe dovuto renderla sorda, la cagacazzo in questione sentì la frase incriminata, e ovviamente si risentì, ma non osò affrontarmi a muso duro. Si vendicò invece trasversalmente, comunicando a tutto il gruppuscolo di persone in attesa che “quello lì ha detto che sono un’imbecille”. Tutti intorno allora iniziarono a mormorare “Ma chi è quello lì? Ma come si permette? Ma da dove viene? E’ forse il figlio del panettiere? No, no, quello è un bravo ragazzo, questo sarà un drogato” mentre io e mio cuggino, probabilmente imporporiti fino ai capelli, fissavamo il vuoto e fischiettavamo la canzone dei Puffi cercando di darci un contegno.
E, come si soleva dire ai miei tempi, parappapà, parappapà, parapparappappà, figu’ di merda…
Ovvero, il Patetico, Annuale Post sulle Chiavi di Ricerca. Funziona sempre. Ricordo che, per default, tutti coloro che cercano qualcosa da queste parti sono classificati come imbecilli.
battute bruttissime: Qua ne troverai un sacco, ma cosa te ne fai? Vorrai mica fare il brillante facendo l’ironico con delle meta-battute? Non funziona, te lo assicuro. E’ 35 anni che ci provo.
dove trovo pagine della settimana enigmica: acquistandola in edicola e poi smembrandola, possibilmente con una risata satanica.
dove hanno il pisello i pinguini: non lo so, amico delfista (vi ricordate chi sono i delfisti, vero?). Però non volevo perdere l’occasione di deriderti.
oltugheda: pio pio pio… e vai di sturalavandini in testa! (questa la capiscono solo i nerd del Drive In)
tedesche stronze: Beh, a volte, ma non tutte, dai. Ma tu che cercavi? Qualche sito che sostenesse la tua opinione? Mi dispiace, da queste parti odiamo soprattutto i belgi. Questo imbecille fa parte di una categoria di googlatori che non cercano qualcosa in particolare, ma solo qualcuno che sia d’accordo con loro. Chiameremo questa categoria di imbecilli cuori solitari.
applausometro prezzo: non è sul mercato, ma se vuoi te ne faccio uno io identico a quello di Fiorello per 100 euri. Cioè, uno farlocco.
dinosauro dittongfo o iato: né uno né l’altro, ma non dirlo ai dinosauri, poi si incazzano e ti calpestano a morte.
donne che trompano: ma esiste davvero la lezione trompare? Comunque da queste parti, alas, niente trompamenti, trompature e financo trompaggi.
mia nonna ha la mosca nel culo e gli piace: si dice “le piace”, imbecille. E di’ a tua nonna di vergognarsi.
mis colo piu bello del mondo: ho pensato parecchio cosa potrebbe essere questo “mis colo”, anche tenendo conto di slati e ortografia ballerina, ma non ci sono arrivato. Aiutatemi!
le coppie degli animali saliti sull’arca: tutte, tranne il liocorno.
carpaccio di culo: questa dev’essere una variante della solita, stupidissima fettina di culo, che ho già stigmatizzato in passato. Non ho niente da dire, se non che a me la tartare piace molto più del carpaccio.
rai omino dei rumori comico: secondo me quest’imbecille vuole fare il rumorista nel programmi comici della Rai. Ed è finito su Pinguini nel Salotto: beh, se lo merita.
corti metraggi annecy 2009: dannaz, non ho finito il resoconto, chiedo scusa, sicuramente cercavi proprio quello di cui non ho parlato. Però il plurale di cortometraggio è cortometraggi, imbecille.
come-si-cucina-il-gambero-killer: si-cucina-come-il-gambero-normale-ma-coi-trattini. (esiste il gambero killer?!? Aiuto, non entrerò mai più in pescheria!)
il pranzo è servito tarataratara: taratarara taratarara tararatatà. Ta,tatà, taratatatà… (bisognerebbe erigere un monumento all’autore di quella musichetta).
la scuola e i professori ke vorrei tema: i professori “ke” vorrei io insegnano a non usare le k a sproposito. Sopratutto quando cerchi un tema già fatto, imbecille.
simpson xx: no, non sono un Simpson. Qualcuno potrebbe dirmi che assomiglio a Homer, ma, a parte le scimmie che mi cantano la marsigliese nella testa, non è vero.
zetto satanico italia: esiste dello scarto di materiale da costruzione satanico in Italia? Diamine! Starò attento quando passo vicino ai cantieri!
sarah chalke strafiga: beh, dai, è carina, è un tipo, può piacere e può essere la donna della tua vita, ma strafiga no. E mi dispiace se cercavi una conferma qui, amico cuore solitario.
luca ventimiglia (vibrafono): giuro, io non sono vibrafono. E non so nemmeno cosa sia. E non credo di volerlo sapere.
sergio paoletti cv: “Dal 1983 al 1985 scrive per Topolino la rubrica Risate Boom, che lo fa assurgere a Campione Mondiale di Barzellette Brutte, premio assegnato da Madre Teresa di Calcutta nel 1988″.
significato mento sapendo di mentire: ne abbiamo discusso, e secondo me è dindondante, secondo altri no. Però se non capisci cosa significa sei scemo. Pardon, imbecille.
merda varese: sì, a Varese c’è della merda, come in tutte le città del mondo. Però credo che questo sia un cuore solitario di Como, o Novara, o Minsk, o qualunque sia la città nemica di Varese. O magari tutte le città del mondo sono nemiche di Varese. In tal caso mi adeguo: merda Varese!
actarus e alcor a letto insieme: ci son stati, ma hanno solo dormito, Boss può confermare. Invece Venusia e Sayaka…
Siamo tutti stufi di discutere se è più forte Hulk o la Cosa, o su chi era più bravo tra Coppi o Bartali, o se dribblava meglio Maradona o Pelè. Che noia. Il mondo ha bisogno di nuove sfide, e chi meglio del vostro Pinguini nel salotto può proporne di nuove, improbabili e inutili?
Fonzie vs. Step
Ovvero, è più figo l’imbecille degli anni ’50 (come rappresentati negli anni ’70, almeno), o è più figo l’imbecille bel tenebroso degli anni ’00? Mi dispiace per le scarmarcine del giorno d’oggi, ma vince Fonzie. Fonzie salta lo squalo, Step si caga addosso, e soprattutto a Fonzie hanno dedicato gli snack al formaggio cotti al forno, non fritti, a Step al massimo un corso da palestra fuori moda.
Dr. House (della serie omonima) vs. Dr. Green (di E.R.)
Ovvero, i due medici stronzi più amati. Vince House, l’altro è morto. Che diamine, devo proprio dirvi tutto?!?
Mazinga vs. Superman
Ovvero, scontro fra titani. Questa è dura. E’ noto che Superman è immune a tutto tranne che alla Kryptonite e alla magia. Mazinga Z è fatto di superlega Z, lega a base di Japanium, che Kryptonite non è. Tuttavia, è noto che ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia, e Mazinga, che diamine, se non è avanzato lui chi lo è? Chiedetelo al professor Yumi! Quindi Mazinga schiaccia Superman come un moscerino.
Bar Macciò vs. Bar Jole vs. Bar Gina
Ovvero i tre bar di Sassello degli anni ’80. Questo triello fa invidia a Sergio Leone e apre un mondo di dubbi: il Bar Macciò è senza dubbio il meno forte del trio, in quanto la sua unica attrattiva sono i videogame, però ci ha Yer-Ar-Kung-Fu che è uno dei pochi giochini in cui sono mai stato bravo. Inoltre la cognata di Daniele ci lavora, quindi a volte ci trattano con un occhio di riguardo. Il Bar Gina è il bar dei vecchi però a) fa il gelato più buono nel raggio di 50 km, e per di più col pinguino b) vende le caramelle gommose e le rotelle di liquirizia c) le lattine costano 1200 lire invece che 1500 degli altri bar. Il Bar Jole è il bar dei giovani. Ci ha il juke box a palla, il videogiuoco e ti danno il gin fizz senza fare troppe storie. Quindi direi che si passa al Gina per rifocillarsi, poi ci si intrattiene allo Jole con la cumpa e infine si va al Macciò per concludere la serata. Ma quindi, chi vince? Boh!
Carrie Bradshaw vs. Paris Hilton
Ovvero, chi è più stronza e zoccola? La risposta sembrerebbe facile: come trovare al mondo una più stronza e zoccola della Hilton, che per di più sta anche diventando il modello di una nuova generazione di stronzette e zoccoline? E in effetti la risposta è facile, Paris vince a mani basse (ma che sfida è?!?).
Babbo Natale vs. Gesù Bambino
Ovvero, chi porta i regali più fighi? La questione è delicata: GB, in quanto Dio, è onnipotente, e inoltre ha le stesse iniziali di Gino Bramieri. BN, però, è un professionista del regalo (e quindi conosce meglio i suoi polli) es è meno “difficile”: un sacco di volte sei stato buono ma non abbastanza per Gesù, mentre invece Babbo ci passa sopra. Io direi quindi che GB rappresenti una prova più impegnativa per il regalaturo, ma può dare più soddisfazioni, e in quanto tale batte quel ciccione rosso di merda.
Topolino vs. Sauron
Ovvero, che cazzo c’entrano l’uno con l’altro? Questo lo lascio per esercizio al lettore, con la condizione (peraltro ovvia) che vinca Topolino.
Una volta tanto mi allaccio ad articoli esterni. Il buon Bartezzaghi nella sua rubrica su Repubblica di recente ha citato questo articolo sul concetto di battuta obbligatoria; in breve, si tratta di quelle circostanze in cui, inevitabilmente, c’è un imbecille che si sente in dovere di fare una battuta vecchia, trita e ritrita. Cito dall’articolo alcuni dei più comuni per far capire meglio di cosa si parla:
Quando per la strada si sente una sirena, in un gruppo di amici deve sempre esserci qualcuno che, facendo finta di trattenere un altro, inizia a urlare: – È qui, venite e prenderlo, eccolo.
Al termine di un pasto luculliano, quando tutti sono sdraiati sulle sedie più che seduti, è indispensabile che qualcuno si sacrifichi e urli: – Davvero buoni questi antipasti, possiamo passare ai primi.
La cosa mi ha folgorato, perché si allaccia alla mia insana passione per le brutte barzellette, e perché è un comportamento sociale senza dubbio interessante, ancorché riprovevole; e poi anche perché ho spinguinato il fatto che io sono lungi dall’esserne immune, anzi, ci sono certe battute che io stesso non riesco a fare a meno di dire. Ad esempio, la già citata battuta degli antipasti è un mio cavallo di battaglia.
Parlandone con amici e collezionando alcune battute non citate dall’articolo seminale (le elenco sotto), ci si è resi conto che l’ambiente più comune per questa sorta di battute è quello lavorativo, soprattutto nella circostanza del cosiddetto “menaggio reciproco” (abitudine, da mia esperienza, più genovese che milanese) o, ancor più comunemente, nelle pause caffé. Quest’ultima occasione ha tutte le sue regole sociali incomprensibili per chi non è impiegato, ma la situazione comune è di trovarsi a scherzare e chiacchierare con persone con cui non si è in particolare confidenza. E’ quindi un terreno fertile per l’umorismo gratuito di cui le battute obbligatorie sono uno splendido esempio. Quindi, amici impiegati, drizzate le orecchie mentre sorbite l’orrenda bevanda nera industriale. Collezionerete un sacco di brutte battute logore e mi renderete gaio arricchendo la mia collezione.
Ecco altre battute del genere:
– quando c’è il caffé gratis alla macchinetta non mancherà certamente il buontempone che proclama: “Oggi offro io!” (*)
– se uno ha un periodo di lavoro pesante ed esce per ultimo la sera e arriva per primo la mattina, ci sarà il collega spietato che fa la domanda immancabile: “Hai dormito qui stanotte?”
– in caso di malattia, al ritorno l’emaciato lavoratore verrà accolto dall’inevitabile: “Oh, chi si vede… stavamo già raccogliendo i soldi per i fiori!”
– se qualcuno si esibisce in un rutto poderoso, si presenterà l’amico che guarda verso il cielo con aria sorpresa dicendo: “Tuona? Eppure sembrava bello!”
– viceversa, se tuona, arriverà il simpatico di turno che dirà: “Scusate, ieri ho mangiato fagioli.”
– quando piove, in estate al mare, un signore panzone e rubicondo proclamerà ad alta voce: “Tutti sott’acqua, così non ci bagniamo!”
– (solo genovese) al ristorante, far finta di sbagliarsi e dire “mussa” invece che “mousse”: “Cameriere, mi porti una mussa al cioccolato!”. Meno genovese ma probabilmente solo mia, dire “cazzone” invece di “calzone”.
(*) Nel posto dove lavoro adesso c’è l’usanza che a Natale e ad agosto, prima delle ferie, per un giorno il caffé è offerto dalla ditta appaltatrice. In quei giorni, sono in agguato per contare i colleghi che fanno tale battuta e deriderli.